Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
CAPO XV.
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Provvedimenti igienici — Statistica di Servio Tullio — Venere Libi-tina — Brano di Cornelio Celso — Città e campagna — Bagni pubblici presieduti dai Censori ed Edili — Igiene delle vestimenta — Tessuti di lana, loro celebrità — Tessuti di lino — Architettura alleata all' Igiene.
I. Parlando delle leggi sanitarie fu detto che i Romani trassero gran parte della sapienza medica dalla Igiene, come quella chemeglio adattandosi al carattere delle loro istituzioni, valeva a far conseguire il pubblico benessere, sotto qualsiasi forma considerato.
Quando noi vediamo i primi magistrati della Repubblica occuparsi con tanto zelo e saviezza di ciò che concerne i costumi e le private abitudini, e con inappellabile giudizio emanare apposite leggi, la Fannia, la Didia, la Licinia, per regolare e prescrivere la qualità e quantità degli alimenti; quando vediamo i Censori, gli Edili prendersi cura di ciò che concerne gli edifici, le vie, le acque, cloache, nettezza urbana, boschi sacri, bagni, esercizi ginnastici, natura dei vestimenti in ambo i sessi ; ed emanare apposite leggi per allontanare la prostituzione e per provvedere al seppellimento dei cadaveri, dobbiamo veramente dire che la pubblica salute protetta specialmente dalla esatta esecuzione delle norme igieniche, fosse la suprema legge del popolo, come riferivasi nel codice dei Decemviri « Salus pubblica suprema « lex esto ».
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