Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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stagioni e differenti climi esigano una modificazione essenziale nella qualità e costumanza degli indumenti. Hanno le vesti facoltà igrometrica diversa; ed i tessuti che le compongono o sono buoni conduttori di calorico e danno frescura; o sono cattivi deferenti dell'agente suddetto, e producono caldo.
Il derma impressionabile sempre per il suo speciale traspiro di sostanze allo stato gassoso o in forma di secrezione sudorifera,
può essere grandemente influenzato o disturbato ne'suoi atti fisiologici a seconda della qualità degli indumenti. Presso tutti i popoli il modo di vestire costituisce una speciale abitudine che diffìcilmente può essere cambiata perchè deriva dalla necessità di premunirsi contro gli effetti nocivi del clima, nei luoghi umidi, freddi, esposti ai venti e alle oscillanti vicissitudini atmosferiche.
vE norma quindi stabilita in siffatto argomento che tutto corrisponda ai bisogni speciali di ciascun individuo, avuto riguardo al genere di vita da esso seguito.
Altrove fu detto che in Roma nei primi tempi, il clima doveva essere freddissimo, e che per talune leggi fisiche, gran copia di acque e di nevi doveva cadere nel territorio romano, come è confermato dalla testimonianza di gravi autori. Laonde, a ben guardarsi dallo spirare dei venti, impedire grandi perdite di calorico e mantenere un sufficiente grado di attività e di eccitamento sopra la superfìcie cutanea, le leggi romane consigliavano sopra ogni altra cosa ai cittadini di adottare esclusivamente abiti di lana, dotati delle proprietà suddette ed idonei ad assorbire prontamente il sudore che per i continui esercizi agricoli e militari doveva essere da quei- corpi robusti abbondantemente segregato.
Vili. L'uso della lana era generalmente adottato da ogni classe di cittadini romani, e tenuto da essi in religiosa autorità. « Lanis « autoritatem veteres Romani etiam religiosam habuere » 0). Ossia la lana oggetto immensamente utile era reputata cosa cara agli Dei e degna di venerazione per parte degli uomini.
(J) Plinio — xxix, cap. 2.
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