Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto

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      Questo prodotto animale che serviva alla confezione delle vesti, era anche l'emblema del lavoro domestico destinato alle donne. Di bende di lana si tappezzavano le porte della casa nuziale, ed erano le bende il primo oggetto che il marito poneva sotto occhio alla donzella nel riceverla in casa, quasi a dimostrare che il lavoro più utile cui la donna potesse attendere era quello di tessere la lana per provvedere ai bisogni della futura famiglia. Onde il più grande elogio che allora si potesse tributare a donna romana, si compendia in queste parole:
      CASTA VIXIT . LANAM FECIT.
      Oli felici quei tempi in cui la donna, la parte più gentile e poetica del genere umano, sentì altamente la nobiltà di sua missione sulla terra; e a somiglianza di Andromaca attese alla spola e al pennecchio! In quell'attitudine Sesto Tarquinio, giovine scapato, mirò Lucrezia, genio funesto alla sua dinastia: se ne innamorò ciecamente, e la parvenza modesta casalinga eli lei forse aggiunse nuove vampe all'inconsiderato amor suo. La generosa madre dei Gracchi, educata nella prisca severità di costumi, attendeva anche essa unitamente alle sue ancelle al lavoro della lana o a consimili faccende domestiche, quando le si presentò la vanitosa matrona di Capua, tentando invano di abbagliarla con lo splendore de'suoi gioielli. Fu il culto religioso della lana, ossia l'affetto alle pareti domestiche e alla famiglia che spinse due volte le matrone romane a liberare la Repubblica, prima conducendosi unitamente a Veturia a scongiurare Coriolano, indi all'epoca del barbaro Annibale a porre i più preziosi ornamenti sull'altare della patria, per preservarla da eccidio estremo.
      I tempi cangiarono, e da quell'epoca eroica sono corsi molti secoli ; nè siffatti esempi si sono più a noi presentati. Abbiamo però una marea di emancipazione che travolge il sesso femminile e ce lo fa più dotto, più elevato, da guardare in isbieco e con piglio presuntuoso l'altra metà del genere umano che si è arrogato per tanto tempo il primato di tutto; e [dispotizzando sempre ha avuto il torto di lasciare alle donne il governo e la


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Storia della medicina in Roma
Al tempo dei Re e della Repubblica
di Giuseppe Pinto
Tipografia Artero e Comp.
1879 pagine 434

   

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