Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
CAPO XVII.
Terapia — Sua semplicità presso i Romani — Lucio Clodio farmacista — Evacuanti : scamonea, aristolochia, ricino, sambuco, asparago, senape — Stupefacienti : aconito, cicuta, solanee — Medicazione tonica : assenzio, camomilla, ballota, ferro — Antispasmodici : saga-peno, galbano, castoro, succino, ambra.
I. L'arte dei rimedii costituisce parte essenzialissima della medicina. Mentre senza di essa tutte le altre cognizioni mediche riuscirebbero frustranee allo scopo, la terapia sola può esistere indipendentemente da molte ed affini altre discipline, ed essere esercitata empiricamente come avveniva pel passato.
Questa è la precipua ragione per cui la terapia ebbe vita ed efficacia fino da remotissimi tempi. 1 Romani la esercitarono con quel criterio pratico che dispiegavano in ogni cosa, confermando fedelmente il vecchio adagio più popolare che medico, circa resistenza della medicina propria ad ogni paese.
Reputo però fuori di discussione che la terapia per molto tempo non facesse grandi progressi, dappoiché i mezzi curativi non erano che pochissimi e semplici, la più parte tratti dal regno vegetale, ed empiricamente somministrati in maggiore o minore dose a seconda dei casi e speciali emergenze.
Invero qualunque cura si ponga nello svolgere gli autori che presso i Romani scrissero di cose mediche, noi troviamo essere stati pochissimi i soccorsi terapeutici, pochissimi i rimedii, dati sempre con parsimonia ed adoperata nella guisa più semplice. La farragine delle composizioni medicamentose, gli antidoti, gli elet-
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