Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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dica U). « Sed antiquorum curam diligentiamque qui possit satis « venerari, curii constet omnium venenorum ocyssimum esse aconitum; et tactis quoque genitalibus foeminini sexus animalium « eodem die inferro mortem ? Hoc fuit venenum quo interemptas « a Calpurnio Bestia uxóres, M. Caecilius objecit. Hinc illa atrox « peroratio, ejus in digito mortuas ». Molte altre cose si narrano dagli antichi sulle proprietà dell'aconito, che sebbene esagerate alcune, favolose altre, tuttavia provano essere stato l'aconito ritenuto rimedio eroico, e in grandissimo conto fino da quell'epoca.
Nè minor fama si ebbe tra gli stupefacienti la cicuta. Già Lucrezio (2) aveva notato come le capre mangiassero impunemente quest'erba che riesce nocevolissima all'uomo.
Quippe viclere licet, pinguescere saepe cicuta Barbigeras pecudes, homini quae 'st acre venenumLo Scoliaste di Orazio nota che la facoltà anafrodisiaca e stu-pefaciente della cicuta era largamente esperimentata dai sacerdoti di Cerere Eleusina, che ne adoperavano un unguento per astenersi da impuri concubiti. Orazio (3> la reputa dotata di facoltà depurative:
.............quod non desit habentemQuae poterunt umquam satis expurgare cicutam.
Cornelio Celso W crede che unita ad altre sostanze, la cicuta abbia un'azione emolliente « cum aliis multis mollit etiam cicutae « semen ». Plinio (5) le attribuisce facoltà refrigerante. « Fit ex « ea ad refrigerandum stomachimi malagma ». Sembra però opinione del medesimo che la cicuta fosse usata con molta facilità
(1) Plinio — xxvii, 2.
(2) Lucrezio — De rerum nat; Lib. v.
(3) Orazio — Lib. n, Epist. i.
(4) Cornelio Celso — v, 15.
(5) Plinio — xxv, 13.
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