Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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sotto il nome generico di dispepsie; di ridurre allo stato normale la secrezione della bile ; di risolvere gli ingorghi epatosplenici ; di attivare le varie secrezioni. Si riconosce oltre a ciò utilissimo con i purgativi e antelmintici, e specialmente nei casi in cui all'azione drastica è necessario unire quella tonica per mantenere una certa vigorìa nell'ordinamento fisiologico dei succhi intestinali.
Con l'assenzio pontico si manipolava ad uso medico ad medi-cinae usitm, una pozione vinosa chiamata absintite absinthites, che si otteneva mettendo le scope dell'assenzio nel vino, ovvero cuocendo una libbra d'assenzio pontico in quaranta sestarii di mosto da ridursi mediante l'ebollizione alla terza parte 0). « Ex « caeteris lierbis fit absinthites in XL sextarios musti absinthii « Pontici libra decocta ad tertias partes, vel scopis absinthii in « vinum additis ».
Anche Plauto (2) ammette tra le cose più celebri che produceva il Ponto, l'assenzio e l'incenso. Così Carmide nel Trinummo esclama :
Elio ! an etiam Arabia 'st in Ponto ?
E Sicofanta a lui di rimando :
Est: non illaee ubi tus gigniturSed ubi absinthium fit.
»
Oggigiorno il vino d'assenzio è, secondo Trousseau P), uno dei preparati più comunemente usati, massime quando si richieda un effetto diuretico ed emmenagogo, non dissimilmente dai tempi andati, giusta le indicazioni sull'absintite date da Plinio. Secondo l'illustre medico francese, l'assenzio meriterebbe anzi maggiore attenzione di quella che attualmente gli viene concessa. Su tal
(1) Plinio — xiv, 16.
(2) Plauto — Trinummus; Att. iv, scen. n, vers. 90.
(3) Trousseau — Voi. 11, pag. 202.
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