Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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non so se sue o dell'epoca in cui visse, loda il Galbano: Selinum Galbanum, e il Sagapeno Ferula Persica come gommoresinosi, antispasmodici attivissimi ; l'uno contro le tossi inveterate, dispepsie, ischialgie, epilessie « per se bibitur ad tussim veterem, « suspiria, rupta convulsa. Imponitur ischiadicis, odore comitialibus subvenit » ; l'altro usato per frizioni ed inalazioni, contro le nevralgie toraciche e lombari, tossi convulsive, vertigini e tre-¦ mori nervosi f1). « Sanat et vertigines, tremulos, opisthotonicos, « lienes, lumbos, per frictiones ».
Quantunque i due rimedii suddetti sieno quasi del tutto abbandonati, pure taluni medici sogliono tuttodì consigliarne l'uso nelle medesime indicazioni terapeutiche. Sono pero generalmente adoperati sotto forma di tintura in casi di oftalmie scrofolose ed in alcuni disturbi nevrotici del bulbo oculare, che hanno sede negli apparecchi motori dell'occhio; e da Arnold sotto forma di collirio nelle iperemie passive degli occhi, edemi delle palpebre ed inerzia del condotto lacrimale. I Tedeschi chiamano resina uterina la resina del galbano, seguendo Plinio che le attribuisce un'azione elettiva sull'utero.
Del Castoreo che è tuttora in grazia della terapia odierna venne (molto prima di Plinio), fatta parola da M. Terenzio Varrone (*). « Quid medico mihi opus est? nempe tuo absinthium gravem et « castoreum levemque robur? »
E poco prima di lui Lucrezio M cantò :
Nocturnumque recens extinctum lumen ubi acri Nidore offendit nareis, consopit ibidem Quin gravidis hic nidor abortum immittere suevit Castoreoque gravi mulier sopita recumbit.
Il castoro, rosicchiante anfibio, ha in ciascun lato della cloaca, ove terminano l'ano e i genitali, due vescichette contenenti un umore segregato da una glandola speciale, il quale disseccato
(1) Plinio — xx, 18.
(2) Varrone — Fragmenta; Lib. iv.
(3) Lucrezio — Lib. n.
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