Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto

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      costituisce il castoreo di commercio. Gli antichi reputavano che le suddette vescichette fossero i testicoli dell'animale, pronto a liberarsene coi propri denti quando, inseguito dai cacciatori, non aveva altro scampo di vita che cedendo ai rapaci il più prezioso suo tesoro. Mentre Plinio, nel libro vili, cap. 30, riporta in buona fede senza discuterla, siffatta opinione, altrove riferisce che dessa era fatta oggetto di discussione da un tale Sestio diligentissimo delle cose mediche, il quale negava recisamente resistenza della pretesa amputazione per parte dell' animale G). « Amputari hos « ab ipsis, cum capientur, negat Sextius diligentissimus medicinae'». Sembra che dietro gl'insegnamenti dell'istesso Sestio, naturalista
      0 medico che fosse, Plinio modificando l'opinione primamente espressa, ritenesse che i castori non abbiano una vescica, ma due « quod nulli animantium » ove si rinviene un liquore speciale « in his folliculis inveniri liquorem ». Continuando Plinio a parlare su questo argomento ammette che il suindicato liquore è un antispasmodico valevole a risvegliare i letargici, a curare i capogiri, le debolezze, le inerzie di nervi, le epilessie, i tremori,
      1 spasmi; come, secondo lui, opera il galbano e il sagapeno.
      Comunque sia, certo la rinomanza del castoreo è passata attraverso i secoli; ed anche oggi poco o nulla ha perduto del suo valore. In talune affezioni nevrospasmodiche è rimedio che si avvicina ne'suoi effetti più all'assa fetida e valeriana, di quello che al muschio. Talune sue facoltà terapeutiche più spiccate, hanno fra medici formato oggetto di viva discussione, alcuni magnificandole, altri menomandole troppo. È però incontestabile che il castoreo costituisce un vero specifico in talune nevrosi isteriche accompagnate da una specie di amenorrea e da particolari congestioni dell'utero. Presso i popoli nordici, ha riputazione di facilitare il parto, calmando le grandi doglie, e agevolando remissione della membrana caduca.
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      Nè fra i medicamenti della stessa classe ebbe ultimo luogo il succino prodotto di natura vegetale come sembra, e generalmente considerato essere una resina fossile in forma di sostanza
      (1) Plinio — xxxn, 3.'


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Storia della medicina in Roma
Al tempo dei Re e della Repubblica
di Giuseppe Pinto
Tipografia Artero e Comp.
1879 pagine 434

   

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