Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
CAPO XVIII.
Delle acque minerali — Uso medico delle acque — Egeria — Giunone, Giuturna — Acque Lautole, Taurine, Ceretane, Apollinari, Albule, Ardeatine, Albane, Gabine, Caje, Vestine, Cutilie, Aponie, Statilie, Imeresi, Sinuessane, Toscane, Cornane — Templi di Esculapio fondati presso le sorgenti minerali — Terapia.
I. Pompeo Festo W, parlando dell'acqua, ritiene che l'etimologia della parola derivi dalla frase latina: « a qua juvamur ». Var-rone (2) con maggior discernimento opina essere detta « aqua » quod « aequa stimma », considerando la proprietà fisica che ha l'acqua di eguagliarsi nel suo livello.
I Romani, sommi maestri nell'arte di civilizzare i popoli, ebbero in tanto pregio siffatto elemento da non lasciare intentato mezzo alcuno per rendere Roma ricchissima di acque. E bene a ragione il greco Dionisio all'epoca di Augusto esclamava, che gli acquedotti e la copia delle acque formavano una delle meraviglie della grande città.
Sesto Giulio Frontino (3), uomo consolare vissuto ai tempi di Nerva, scrisse un'opera pregevolissima sull'argomento, consultata anche oggi. Da essa apprendiamo che fino all'anno 441 dalla fondazione di Roma, si servirono i Romani delle acque somministrate dal Tevere, dai pozzi e dalle fonti. L'acqua delle fonti creduta
(1) Festo — De sigyiificatione Yerborum; Lib. i.
(2) Variione — De lingua latina] Lib. iv.
(3) Sesto Giulio Frontino — De aquaecluctibus Urbis Romae, ap. Graev.
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