Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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« Libero accepimus, ad servandum genus hominum natura incitantur. Atque etiam Iovem cum Optimum, Maximum dicimus « cumque eumdem Salutarem, Hospitaleni, Statorem: hoc intelligi « volumus salutem hominum in ejus tutelam esse, cum autem ad « tuendos conservandosque homines hominem natum esse videamus ».
Con logica affascinante Cicerone va cercando argomenti per sviluppare la tesi filosofica sul carattere dell'uomo che in tutti gli atti della vita inclina a star congiunto agli altri, per relazioni d'amicizia, affinità e comunanza d'interessi, abborrendo anche la solitudine.
L'Arpinate soggiunge che gli uomini ricchi « valent opibus » sono naturalmente portati a conservare la società; e che perciò Giove oltre gli altri nomi ed attributi ha pur quelli eli SALUTARIS ed HOSPITALIS.
Sarà forse caso: ma dal vedere così vicine queste due parole che riguardano la salute e l'ospitalità, sono indotto a credere che Cicerone trattasse di cose concrete e più convincenti di quelle che possono essere comprese in una tesi puramente filosofica ed astratta. Il grande oratore disse che la salute è lo scopo supremo dell'uomo. Or bene questo scopo non si estende soltanto al benessere civile e politico delle popolazioni, ma anche e più direttamente al benessere fisico. In questo senso sembra abbia parlato Cicerone, sendochè gli infermi venivano ospitati in apposite località denominate per l'uso cui erano destinate SALUTARIS ed HOSPITALIS.
VI. Siffatti luoghi, non v'ha dubbio, erano i templi di Esculapio. Il primo di essi, dopo l'ambasceria in Epidauro di Quinto Ogulnio, fu alla foggia dei templi greci edificato nell'isola Tiberina, dove già da tempo immemorabile esisteva quello di Fauno, antico e venerato Nume del Lazio.
Bartolomeo Marliani 0) pretende che vicino al tempio di Esculapio, esistesse un ospedale. Io, seguendo l'opinione più comune-
(1) Marliani Bartiiolomaei — Urbis Romae tophographia; Lib. v, 10.
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