Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto

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      Vuole poi forza di raziocinio che se la grida di Claudio dichiarava liberi tutti gli schiavi ricoverati nel tempio di Esculapio ben grande doveva essere allora il numero di quei derelitti. Così colla detta legge si otteneva il duplice scopo di limitare la piaga sociale della schiavitù che per essere troppo estesa, più che giovare, nuoceva alla potenza dei Romani, e di nobilitare il sacro culto del Nume rendendo liberi coloro che fossero dimorati nel 'di lui tempio, e ne avessero per provvidenza di cure, ottenuta la guarigione.
      VII. Però se grande era il concorso dei mancipii negli ospedali, giova riflettere come la povertà abbia a detti luoghi di ricovero, dato sempre il maggior contingente, poiché le persone povere, non possono sopportare le spese che trae seco la cura d'una malattia nelle rispettive abitazioni. È anche probabile che nel valetudinario delle case private non potessero essere curati e ricoverati tutti quei servi che cadevano malati.
      Il valetudinario, come ben giudicò Girolamo Mercuriale 0), si trovava in uno scompartimento della casa ed era destinato ad uso d'infermeria « ubi servi tantum infirmi curabantur et detinebantur ». Però se è giusta l'idea del Mercuriale che nel valetudinario si curavano gli infermi, non è esatto che quel locale fosse serbato ai soli famigliari, giacché Seneca (2> che era nobile patrizio ed alto locato vi dimorò per qualche tempo a causa di malattia « non sum tam improbus, ut curationem aeger obeam « sed tamquam in eoclem valetudinario jaceam, de communi tecum « malo conloquor, et remedia communico ». Altrove Seneca dice (31 che se egli si portasse in un valetudinario ed avesse pratica e cognizione dell'arte medica, non prescriverebbe le medesime cose a tutti gli infermi; e giustifica questa sua opinione col dire che come varii sono i difetti dell'animo, così varie sono le malattiedel corpo, a ciascuna delle quali deve convenire apposito rimedio.
      t
      (1) Mercuriale —LecL Vari; Lib. vi. Parigi, 1585,
      (2) SenecaEpist; xxvii.
      (3) Seneca — Dial ni.


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Storia della medicina in Roma
Al tempo dei Re e della Repubblica
di Giuseppe Pinto
Tipografia Artero e Comp.
1879 pagine 434

   

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