Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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Ibique preliensum noetu in Aesculapii fanum incubare feeit.
Dalla voce xaxsxXtvsiv, incubare, è derivata forse la designazione della medicina clinica che Plinio attribuisce a Ippocrate e agli Asclepiadi. Però l'idea deve esser nata da quegli ospedali, detti case di Esculapio, ove gli infermi si collocavano sui letti a cercare rimedio alle proprie infermità, *7.tqc-xXivou$. E per coincidenza assai spontanea le case di salute fondate in Roma, erano come quelle di Esculapio, appellate anche esse Aedes Salutis.
Sembra che neppure le case coloniche mancassero del loro valetudinario so Columella, scrittore di cose agrarie, disse: « Se alcuno abbia riportato danno nei lavori di campagna, o sia languente per soverchia stanchezza, si traduca immediatamente nelx
valetudinario, e il capo dell'azienda si adoperi a prodigare alm
malato le convenienti cure » '2>. « Si quis sauciatus in opere « noxam coeperit, sive languidior est, in valetudinarium deducatur, et convenientem ei caeteram curationem adhiberi jubeat ». Prima anche di Columella, Cicerone, in una lettera ad Attico, si espresse in egual modo sull'istesso argomento.
YIIL. Nella mirabile organizzazione del campo romano « in castris « Romanorum », non mancavano i valetudinaria e veterinaria, ovvero scompartimenti e sezioni speciali ove si tenevano in cura gli ammalati, e gli animali infermatisi nel faticoso servizio militare. Cajo Giulio Igino, detto Gromatico, trattò nel. suo libro De Castrametatione, del valetudinario e veterinario. Innanzi a questo scrittore contemporaneo dell'imperatore Augusto, il famosa Polibio di Megalopoli (3>, nel libro sesto delle storie, parlando del modo tenuto dai Romani nella costruzione degli ac-
(2) Aiustophanes — Vespae; 123.
(3) Columella — xi, 1.
(4) Polybii — Mcgalopolitani; Lib. vi, apud Graevium, Tom. x, pagina 1135.
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