Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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campamenti, riferisce che presso quei valorosi, in ogni tempo e luogo, il campo militare fu edificato nella stabilita eguale maniera io yp-avrò, /.atp5v xxl to~ov.
Prima di Giulio Igino, Tito Livio disse che i militari feriti, dapprima curati negli accampamenti W, venivano dopo la guerra affidati per antico costume, VETERVM INSTITVTIS, alle famiglie .dei ricchi patrizi. Così in una certa occasione il console Manlio divise gli ammalati tra i padri coscritti; assegnandone il maggior numero ai Fabii che li curarono e li mantennero col massimo riguardo (2): « Manlius consul saucios milites dividit patribus: « Fabiis plurimum dati nec alibi majore cura habiti ».
E questa fu misura e legge giustissima, non meno importante ed ammirevole di tante altre ispirate ai Romani da altissimi sensi di equità. Qual cosa infatti più santa di curare a proprie spese quei valorosi che riportavano onorate ferite in difesa e gloria della patria? Le nobili cicatrici del veterano Siccio Dentato, che tanto commossero il popolo, costituivano una prova delle solerti cure usate dalle austere donne dei Fabi per conservare al paese la preziosa vita dell'intrepido soldato. Ospitati così nelle famiglie più doviziose, credo non sia mai stato tanto bene speso il danaro del ricco, come quando servì a soccorrere quei prodi, sostegno del proprio paese. Invece di essere inviati nelle case di Esculapio, templi o stabilimenti mercenarii, che forse, come tutte le pubbliche istituzioni, erano mantenuti dallo Stato, venivano i militari feriti collocati nelle primarie case ove oltre l'agiatezza e l'assistenza materiale, trovavano quell'affetto e pietoso disinteresse, che è molto difficile rinvenire nei nostri grandi ospedali, eretti e resi celebri per tutto il lussurioso corredo della scienza medica.
(1) Tacito — Annoi.; iv, 62.
(2) Livio — Hist.; n, 47.
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