Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto
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Secondo quest'ultimo autore, in tal guisa agì Giulio Cesare, quando stretto in angustia il suo esercito da Afranio e Petrejo, luogotenenti valorosissimi di Pompeo, si liberò di tutti gli ostacoli per venire, auspice la sua buona fortuna, alla decisione d'un combattimento.
In Cesare stesso trovasi citato questo stratagemma che era un mezzo molto speditivo ma non meno barbaro e sanguinario: « ibi et inopia pabuli adducti, et quo essent ad iter expeditiores, « omnia sareinaria jumenta interfici jubet ...» « impedimenta « totius exercitus, cohortesque in castris relictos, servare non « possent, quibus interclusis exercitu Caesaris, auxilium fieri « nulla ratione poterat...» « prima luce magnimi numerum « impedimentorum ex castris mulorumque produci, oeque iis stramenta detraili, mulionesque cum cassidibus equitum specie, « ac simulatone collibus circumvehi jubet » (3). .
La testimonianza del grande capitano è sufficiente a dimostrare che gli impedimenti non erano semplici bagaglie e salmerie composte di- robe e di viveri necessari al sostentamento delle truppe, ma anche cavalli e animali da soma, ossia quell'insieme eli cose che nelle contingenze talora improvvise, formavano ostacolo alle famose vedute strategiche di Cesare. Svetonio (4) aggiunge che fra gli impedimenti erano compresi i veicoli « veliiculis comprehensis ».
Questi soleano adoperarsi pel trasporto delle più gravi masserizie militari; e talvolta i supremi reggitori degli accampamenti se ne valevano per il trasporto degli ammalati contenuti nei valetudinarii, come è in qualche modo testimoniato da Polibio e più nettamente da Igino e Yegezio.
Per noi vale a potissimo argomento l'esempio riferito da Livio e di sopra accennato. Intendo parlare di Manlio console che affidava alle cure delle primarie famiglie dei padri coscritti i soldati
(1) Caesar — De bello civili; i, 81.
(2) Caesar — De bello civili; i, 70.
(3) Caesar — De bèllo Gallico; vii, 45.
(4) Svetonio — Caligola; 38.
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