Storia della medicina in Roma di Giuseppe Pinto

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      foriti; quei gloriosi verso i quali tanta attenzione mostrarono il virtuoso Germanico, visitandoli assiduamente nel campo; Adriano Imperatore, che in una certa occasione stracciò la propria clamide per farne bende pei feriti, ed Alessandro Severo, di cuore mite e compassionevole, che non disdegnò dall'altezza della sua posizione farsi assiduo e diligente infermiere dei soldati malati.
      Se non v'ha dubbio che nei recinti guerrieri occupavano gran posto persone estranee ai combattimenti ed al maneggio delle armi, non può escludersi che durante la loro dimora attendessero, sotto la disciplina dei Presidi e dei Tribuni, a prestar opera ove meglio fosse giudicata opportuna.
      Ricordiamo inoltre trovarsi scritto in Diodoro Siculo che all'epoca della prima guerra punica, durante la fazione combattuta in Sicilia, scoppiò la peste negli accampamenti dei Cartaginesi. In quella contingenza, come Diodoro stesso riferisce, i medici non bastarono a prestare assistenza a tutti i malati e la loro opera riuscì inefficace alle persone da essi assistite » medicorum « auxilium inefficax. redderetur ». Ne consegue che essendovi medici addetti agli accampamenti, eglino dovevano curare gli affetti dal morbo, non al di fuori, ma nell'interno del campo, e con tutta certezza nei luoghi assegnati dai Tribuni; ossia nei valetudinari che noi abbiamo studiato secondo le chiare esposizioni di Giulio Igino, di Seneca e Columella, e verificato esistere negli alloggiamenti delle milizie, nelle case dei privati, e finalmente nell'interno delle città sotto il nome di ospedali pubblici o case di Esculapio.
      FINE.


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Storia della medicina in Roma
Al tempo dei Re e della Repubblica
di Giuseppe Pinto
Tipografia Artero e Comp.
1879 pagine 434

   

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