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Fig. 337.
di cartone (Fig. 331) sul quale si sia praticata una fenditura A non troppo ampia, isoliamo dalla luce che emana tutto intorno alla fiamma, un fascio di raggi che vada a colpire, ad esempio, un diaframma di cartone bianco. Esso vi formerà una striscia gialla in B in linea retta col foro A e colla lampada L.
Mettiamo adesso sul cammino del fascio AB il prisma ottico (Fig. 332), per modo che il fascio medesimo la investa su una delle sue facce. Il fascio passerà attraverso alla massa trasparente del prisma ma all' uscita avrà una direzione marcatamente diversa dalla primitiva e colpirà il diaframma di cartone, non più dove lo colpiva prima, ma più in basso.
'La faccia laterale del prisma ottico, che nella Fig. 333 è quella rivolta in basso, e che nella sezione della
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Fig. 332. - Un prisma
ottico montato su sostegno. Si formano anche dei prismi con materiale liquido valendosi di bottigliette a sezione triangolare con dae pareti formate da lastrine a facce perfettamente piane e parallele.
Fig. 333.
Fig. 330 è rappresentata dal lato MP del triangolo, si chiama base del prisma. La faccia sul quale arriva il fascio luminoso rappresentata dal lato MN, si chiama faccia di incidenza, e quella dalla quale emerge il raggio luminoso si dice faccia di emergenza.
Potremo dunque dire che un fascio od un raggio di luce che investa una faccia di un prisma ne esce dal prisma deviato verso la base di questo.
Del fatto ci si può render conto considerando la Fig. 334 nella quale sono indicate le due rifrazioni che subisce un fascio di luce, una volta attraverso alla faccia di incidenza e l'altra attraverso alla faccia di emergenza.
A § 202. Dispersione. — Riferiamoci ancora alla esperienza che abbiamo immaginato di eseguire e supponiamo di ripeterla più volte lasciando tutto immutato,
colorare la fiamma. Usiamo una volta, invece del sale comune (che un sale di sodio perchè in esso entra quel corpo che si chiama sodio), un sale di litio ed un' altra un sale di stronzio.
Fig. 334.
tranne che il sale posto a