Stai consultando: 'Nozioni di Fisica ', Lavoro Amaduzzi

   

Pagina (215/215)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (215/215)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Nozioni di Fisica

Lavoro Amaduzzi
Nicola Zanichelli Bologna, 1924, pagine 208

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   208
   Sull' esame degli spettri, sia di emissione, sia di assorbimento, è basato tutto un sistema di analisi delle sostanze, detta analisi spettrale. Essa si compie non già con un semplice prisma, ma con apparecchi speciali detti spettroscopi, la cui parte essenziale è un prisma od un sistema di prismi.
   E poiché l'analisi spettrale è basata sull' analisi delle luci, essa può riguardare oltre i corpi esistenti alla superficie della Terra anche i corpi celesti che mandano luce sino a noi.
   Lo spettroscopio applicato allo studio del cielo ha portato a grandi e numerose conquiste scientifiche: a dirci nelle linee generali di che cosa è fatto il Sole e le altre stelle, di che cosa gli altri corpi celesti come le comete, le nebulose ecc..
   CAPITOLO XXXII. LUCI E COLORI.
   § 206. Somma di luci e miscela di sostanze coloranti. — Le luci colorate dello spettro continuo di un solido incandescente, messe assieme, abbiam detto, ricostituiscono la luce bianca. Associate a due' a due, a tre a tre, danno effetti, alcuni dei quali vanno ricordati.
   Fra le radiazioni verdi esiste una radiazione detta verde centrale tale, che una luce situata fra il rosso estremo ed essa, associata ad una luce situata fra essa e l'estremo
   violetto, dà, o la luce bianca, o una luce color porpora non esistente fra le luci dello spettro. Quando due luci semplici fuse assieme danno la luce bianca si dicono complementari.
   Associando comunque due luci situate entrambe da una medesima parte del verde centrale, si ottiene come risultato una luce dello spettro intermedia ad esse.
   Associando in proporzione diversa tre luci, come 1' aranciata, la verde e la violetta, si possono avere tutte le altre luci, compresa la bianca. Quelle tre luci si chiamano fondamentali, e costituiscono la base della fotografia a colori.
   Guardando per trasparenza attraverso al vetrino disposto perpendicolarmente al foglio nella posizione A (Fig. 339) il rettangolo azzurro con sopra il rettangolo giallo guardato per riflessione, si vede sul vetro una luce composta porpora.
   Qui torna opportuno mettere in rilievo un fatto, sul quale non possiamo intrattenerci, ma che è bene tener sempre presente, che cioè non va confusa la somma delle luci con la miscela delle sostanze coloranti. Mescolando insieme i due colori che nei rettangoli diffondono luce gialla e luce azzurra, si ottiene il colore ben differente dal color verde porpora che ha la luce ottenuta coll'addizionare le luci gialla ed azzurra.
   Sulla somma dei colori è basato il comune processo di tricromia. Esso usa i tre colori primitivi dei pittori, il giallo, il rosso e l'azzurro, colori tali cioè che dalla loro combinazione varia si possono ottenere tutti gli altri colori.
   Nella tricromia, con procedimenti opportuni, si forma dapprima per un corpo oolo-rato qualsiasi che voglia riprodursi una triade di cliché-, uno ritraente tutte le parti del corpo che siano rosse o di un colore contenente il rosso, un secondo ritraente tutte le parti azzurre ed un terzo tutte le parti gialle ; si procede poi alla stampa colle macchine tipografiche incominciando dal cliché colorato in giallo e sovrapponendogli successivamente ed esattamente il rosso e l'azzurro.