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Le prime origini della lingua italiana
Biblioteca del Popolo

Sonzogno Milano, pagine 63

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   DKLLA LINGUA ITALIAN* 3'J
   zione l'abbiamo nella Spagna, in cui Roma mandò in trent'anni 150 000 soldati, a cui tennero dietro una grande quantità di mercanti e d'operai, che si stabilirono nel paese. Il rustico diffusosi fra i nativi sia perchè lingua dei vincitori, sia per le continue relazioni con Roma, venne a sovrapporsi ai linguaggi prima parlati. I vinti si sforzarono di avvicinare le loro voci alle latine, e perchè il vero romano si distingueva massimamente per il sonus, di accentarle nello stesso modo.
   Ma per le mutate condizioni civili ed intellettuali, cessata la grande corrente d'idee e d'interessi fra Roma e le Provincie, il latino rustico decadde, si trasformò sotto i differenti climi e ne derivarono diverse lingue.
   Quanto avvenne nelle varie Provincie dell'impero, avvenne anche in Italia, ma la trasformazione fu più difficile, perchè quivi il latino era in casa propria e prima della conquista si dovettero parlare dei dialetti i quali impedirono lungamente che il rustico romano diventasse la lingua usata da tutti, e pare che sopravvivessero alla romanizzazione.
   I dialetti usati anticamente in Italia non ci sono ben conosciuti. Partendo dal nord erano: nella parto settentrionale sulle due rive del Po il gallico, 1* illirico ad est, il ligure ad ovest. Gl'Istri furono presto romanizzati; i Veneti furono assoggettati prima degli Istri ed il loro territorio annesso nel 42 a. C.
   La Gallia Cisalpina fin dagli ultimi tempi della repubblica era romanizzata ed i Liguri lo furono sotto Augusto. Nel sud-ovest c'era l'etrusco. La vecchia nazione etrusca perì durante la guerra sociale ed all'epoca di Siila. Le grandi città ricevettero delle colonie militari, la lingua latina divenne la sola dominante, e la maggioranza della nazione, spogliata di ogni proprietà fondiaria, languì nella miseria sotto padroni stranieri, l'oppressione dei quali estinse ogni ricordo nazionale nel cuore del popolo e non vi lasciò altro desiderio se non quello di diventare affatto romani. Ma la lingua etrusca sopravvisse lungamente dopo la conquista, e nel secondo secolo di Cristo è ricordata da Aulo Gellio come vivente