Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
parte prima. — libro primo.
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quanto dee alla fortuna, dipende dalla penna e dalla imparzialità di uno scrittore - e quello che dicesi giudizio della posterità, è un giudizio fondato le tante volte sulle ciance o sulla malignità dei contemporanei, i quali spargendo sulle azioni virtuose come una nebbia, le occultano o le trasfigurano. Ma quando chi guerreggia mira primieramente al proprio dovere e dappoi alla gloria, benché gli manchi il premio di questa, non gli manca quell'altro premio più sicuro e più sentito, che sta nella buona testimonianza della propria coscienza.
Mentre durava quello stato di cose, i mali umori che già da lungo tempo ribollivano nel petto dei Romani e dei Cartaginesi scoppiavano apertamente, e cominciavasi la seaonda guerra punica. Questa guerra, che ricorda le grandi geste d'Annibale e la costanza e la fortuna dei Romani, uon ebbe (per quanto racconta lo storico contemporaneo Polibio) altra più possente cagione, che il veemente desiderio del capitano cartaginese di racquistare la Sardegna. Ogni migliore apprestamento perciò si fece dall'una parte per l'assalto,e dall'altra per la difesa; e passato nell'isola un'altra volta [a. di R. 537] Tito Manlio Torquato, allora pretore, combattè egli in giornata campale contro all' esercito dei Sardi. Questi erano capitanati dal duce loro Amsicora e dal figliuolo suo Iosto ; ma Amsicora erasi allontanato per accelerare i soccorsi cbe attendeva dalle province, e Manlio con alcuni movimenti affrettati aveva posto i suoi alloggiamenti in faccia al nemico prima che il capitano dei Sardi fosse ritornato al campo. La prudenza adunque dovea consigliare a Iosto d'indugiare o schivare ogni combattimento, in sino a che col ritorno del padre si avesse un miglior governo dell'esercito ed una maggior copia di combattenti. Se non che la prudenza è la virtù che più costa agli animi giovanili; e perciò Iosto imbaldanzito, e credendo di poter trovare quella gloria che di rado proviene dalla temerità, si avventurò ad uno scontro col vecchio e sperimentato consolare, il quale pose in rotta e fugò i Sardi con grave strage di tremila di essi.
Amsicora intanto avea accozzato le sue schiere con l'esercito cartaginese, giunto allora di fresco e comandato da Asdru-bale; e li due eserciti non tardarono ad affrontarsi, pugnando ordinatamente per molte ore. La fortuna e la disciplina romana
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