Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
parte prima. — libro primo.
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Altre volte però lasciavansi dalla repubblica le terre a mani degli antichi possessori, col carico di corrispondere annualmente una certa quantità di frumento, ragguagliata per l'ordinario alla decima parte del raccoHo. La Sardegna era provincia decumana, cioè sottoposta a queste decime, ed alle altre che chiamavausi seconde decime, ed alle prestazioni di frumento per gli tisi domestici del prèside, ed a quello che chiamavasi frumento onorario, il quale avea l'apparenza di un'offerta spontanea, ma l'apparenza sola.
Perchè meglio si possa conoscere come fossero considerate le proprietà dei provinciali dai Romani, basta il considerare quello che l'imperatore Probo (il quale pur fu uno degli imperatori più moderati) scriveva al senato dopo aver composto ogni cosa nelle Gallie: « Tutti i barbari, scrivea egli, per voi soli » oramai arano, seminano per voi soli : le terre galliche sono » solcate da straniero vomero, ed i buoi della Germania, schiavi » anch'essi, abbassano il collo sotto il giogo; pasconsi per ali-» mento nostro gli armenti delle genti diverse, si moltiplicano » per coi le loro razze di cavalli: del frumento dei barbari ri-» gurgitano i nostri granai. Che più? ad e9si lasciammo la sola » terra, chè in realtà ogni cosa loro noi stessi possediamo. »
Gli altri tributi più gravi sopportati in tempi diversi dalle province si erano le prestazioni di grandi quantità di bestiame a favore della metropoli e dei governanti provinciali; i portoni ossiano le gabelle sul commercio esterno; i dritti nel commercio degli schiavi ; la ventesima parte d' ogni successione, dovuta da prima dai soli Romani, ed estesa dappoi ai provinciali, allorquando Antonino Caracalla con un favore non più desiderato, non più prezioso, fe di tutto il mondo romano una sola città, comunicando alle provìnce tutte, con grossolano artifizio, il gravoso privilegio della romana cittadinanza. Paga-vasi un dazio dai provinciali per ciascuna porta, altro per ogni colonna, altro per l'esercizio libero delle arti. Gli uomini che esercitavano i mestieri più bassi doveano mettere nel tesoro l'ottava parte dei miserabili loro guadagni. Coloro che disputavano per qualche privata loro ragione contribuivano la quarantesima parte della cosa disputata: e guai a chi s'accomodasse con l'avversario, poiché il fisco non dovea essere mai in
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