Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
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tSTORIA DI SARDEGNA.
sulla sua nave, gravemente ammoniva: rammentasse le glorie belliche dei suoi maggiori ; ascoltasse le opinioni di tutti i suoi compagni d'arme; non privasse giammai se stesso della felicità di ricevere un buon consiglio, gli altri della gloria di darlo. Ad alta voce pronunziava infine il re per tre volte quelle parole che si alto suonano nel cuore dei prodi : vincere o morire.
Con tali auspizi veleggiava don Alfonso, accompagnato con l'infanta donna Teresa sua consorte, la quale volle esser socia dei suoi cimenti e delle sue glorie. Il navilio era composto di trecento legni, ed approdò felicemente d'indi a non molto nel luogo di Palma, il cui nome parve augurio di vittoria. Buon augurio era anche il giunger quivi del giudice d'Arborea e di molli notabili dell' isola; coi quali tenutosi consiglio, si deliberò di porre assedio senza indugio intorno alla villa d'Iglesias, fortificata diligentemente dai Pisani, e d'investire al tempo medesimo la città di Cagliari; giacché, non si tosto propagavasi la notizia delle nuove arme giunte nel!' isola, gli altri luoghi non governati di persona dai Pisani calavano spontanei alla novella obbedienza. I Pisani non poterono a tempo soccorrere villa Iglesias, la quale dopo sei mesi di sopportato assedio si arrendeva all'Infante. Recatisi però nelle acque di Cagliari sbarcarono in quei littorali le loro soldatesche, che accozzate coi Sardi loro partigiani, combatterono coli'Infante una battaglia ordinata, risolutasi a favore degli Aragonesi. Gli storici d'Aragona narrano del valore dell' Infante in quella fazione cose degne di grand'encomio; e sarebbe stato desiderabile per la maggior gloria sua, che anche gli scrittori avversi od indifferenti avessero raccontato lo stesso : poiché fra le condizioni che la critica storica richiede per la credibilità dei fatti, una delle più essenziali si è, che lo storico non avesse ragione veruna d'ingraziarsi con qualcuno, scrivendo in quella guisa; ed i principi, pei quali l'adulazione è sorgente di gravi errori in vita loro, ne ricevono grande danno anche dopo morte, allorché si sospetta che le cose riferite dagli scrittori loro devoti, e non confermate da altra testimonianza, sieno state scritte, non per onorare la verità, ma per accattar favore. Onde è saggio consiglio per essi il lasciare che la voce delle grandi loro imprese si propaghi di persé e con li mezzi ordinari; acciò che la fama, sorgendo spon-/
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