Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
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STORIA 01 SARDEGNA. *
imitato nelle congreghe successive; e non seguì giammai che i sovrani si trovassero in angustia notoria di denaio o vettovaglie, e che il regno, le città, i magnati, od il clero non accorressero, abbenchè non ricercati, al riparo. Onde ben si può dire, aver mai sempre la Sardegna, con nobile disistima del particolare suo profitto, posto solo mente a considerare quali fossero i bisogni e le convenienze del suo sovrano; e non già a quale porzione della vasta monarchia spagnuola fosse per riferirsi il motivo o il frutto dei sacrifizi dei quali si accomodava. Come si può affermare per lo stesso motivo, e non senza rammarico, doversi attribuire unicamente alle imperiose circostanze dello scemamento dell'universale opulenza, se con una vicenda malaugurosa quella stessa nazione, la quale sì largamente rispondeva ad un'amministrazione rimessa o non curante, non potè sempre aver la sorte di rispondere egualmente nei tempi succeduti al benefizio della maggiore vigilanza ed amorevolezza dei novelli suoi sovrani.
Una nazione così volenterosa dell' esibire pronti aiuti al tesoro dei suoi principi, cosi magnifica nel porgerli, mostravasi perciò solo meritevole di un accurato reggimento delle pubbliche sue entrate. Nondimeno in tale rispetto poco appagante è il risultamento che presentasi a chi trascorre i ricordi rimasti dell' amministrazione fiscale di quei tempi. Gli auspizi della signoria aragonese erano disfavorevoli per 1' erario sardo, prima ancora che l'infante don Alfonso se ne impadronisse. Negli stati d'Aragona abbondava meglio la virtù guerresca abile a compiere, che la pecunia necessaria a condurre l'impresa di una lontana conquista. Si ricorreva perciò dal re don Giacomo all'autorità del pontefice, onde col privilegio della riscossione delle rendite ecclesiastiche dei suoi regni un novello mezzo se gli desse di aggiungere al suo scopo. Ma ciò non bastava alle esigenze. L'esercito era fiorito di gentiluomini prodi ed animosi ; e questi presentandosi a fiancheggiare il loro principe in una guerra discosta e rischiosa, se non sopravanzavano quei doveri che cogniti erano nei tempi feudali col nome di cavalcate, tanto altamente meritavano nell'estimazione del sovrano coli'ardore manifestato nell'accingersi all'impresa, e colla bravura mostrata nel consumarla, che una
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