Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
PARTE PRIMA. — LIBRO TERZO.
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ti di guerra ricercavano maggiori sagriflzi. Non era perciò nuovo in quei tempi il vedere stabilito, nel pagamento delle mercedi dovute dall'erario alle diverse maniere di uffiziali, un digradamento tale, per cui quelli fra essi che più riputati erano o più osservati conseguissero i loro assegnamenti, gli altri dovessero loro malgrado rimanersene. Non era eziandio raro il vedere sospesi tutti i pagamenti detti straordinari o di grazia, per ragione di economia ; od anche sospesa una porzione delle paghe dei ministri tutti indistintamente. Tuttavia dovea parere ben strano, che si ricorresse a tali estremi rimedi, non solamente per le angustie del tesoro sardo, ma eziandio per le cose di servizio non suo ; chiarendosi dai monumenti del tempo, che il valsente di quelle retenzioni rimettevasi talvolta in Ispagna; e che si bandi altra, fiata un generale comando di sospensione di stipendi, per sopperire alle spese della difesa di Ceuta. Per la qual cosa uon potea che destare meraviglia negli isolani quella tassazione straordinaria dei loro uffiziali a prò di una monarchia, per cui veleggiavano nel mare atlantico i galeoni gravi dell' oro del Messico e del Perù.
I mezzi coi quali la nazione sopportava queste gravezze consistevano principalmente nel commercio e nell' agricoltura. Dalla più antica tariffa che ancor si serba dei dritti di porto esatti nei primi anni della signoria aragonese si raccoglie, che i Sardi manteneano in qfiel tempo vivo commercio coi Napoletani, Pisani, Genovesi, Veneziani, Anconitani, Siciliani, Francesi, e coi Giudei della Barbaria, non meno che coi Greci e cogli isolani di Cipro ; trovandosi per tutte queste diverse nazioni stabilito un grado diverso di favore nella misura delle gabelle. Si chiarisce pure per lo stesso monumento, che l'estrazione maggiore delle derrate del paese era quella del vino, delle pelli e cuoia, dei salsumi, dell'olio, delle biade e del cacio. Allorché poscia il visitatore Carrillo nel secolo XVII volle dar conto al sovrano dello stato in cui trovò il commercio, descriveva egli specialmente, fra le altre cose estratte in gran copia, il cacio, del quale narrava trasportarsi annualmente per Valenza e pel regno di Napoli meglio di quarantamila quintali, le pelli della salvaggina procacciate allora in grande quantità ; il vino ed il sale del quale riferiva farsi un copioso traffico coll'Inghil-
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