Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
PARTE PRIMA. — LIBRO TERZO.
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ommeltere di far menzione di alcune novelle coltivazioni introdotte nell'isola in quel torno di tempi. Merita' fra le nuove piante la primiera contezza, sia per l'antichità del traspiantamento, che per la nobiltà della specie, il melarancio. Coloro che scrissero come siansi naturate in Italia le diverse qualità di questa pianta orientale, attribuirono il primo pregio di quell'opera a Palladio. Ma questo scrittore, lungi dal darsi quel vanto, fe conoscere che già nella sua età erano i melaranci coltivati nella Sardegna e nella Campania. « Asserisce Marziale, scrivea egli, » non esser nell' Assiria questi alberi privati di poma ; ed i» » n'ebbi esperimento nei miei poderi di Sardegna e di Napoli. » Per la qual cosa un accurato scrittore italiano, considerando che almeno il trascorrere di un secolo era necessario per ottenere nella coltura di una pianta restia ai climi occidentali quel successo, e dimostrando ad un tempo che quel Palladio non è diverso dal Palladio di Poitiers, vivente nel quinto secolo, venne giustamente a conchiudere, che l'introduzione in Sardegna di quelle piante segui tra il secolo terzo ed il seguente. E ben augurata fu al certo quella coltivazione ; poiché felicemente allignando le novelle piante poterono, anche senza un governo assai diligente, propagarsi in tanta copia, e sorgere a tale altezza, che al viaggiatore, il quale abbattasi nelle balsamiche nostre pianure di Milis, non può.non recare stupore quella rigogliosa vegetazione.
L' altra utile pianta che in Sardegna era ignota negli antichi tempi è l'olivo. Gli olivi erano certamente coltivati nell'isola nell'età dei nostri giudici. Ma devesi specialmente allo zelo dei nostri parlamenti la moltiplicazione di un albero, di cui la natura avea già abbondevolmente fornito le nostre terre, prima che l'industria ne dimesticasse il frutto. Le Corti fecero più volte vive instanze, acciò che si cignessero di olivi tutte le terre chiuse dell'isola, ed affinchè si chiamassero ad ammaestrare i nazionali nelle innestazioni alcuni abili coltivatori della terraferma. Il sovrano venne in soccorso di quelle sagge ordinazioni, comandando ai signori dei feudi di fabbricare nei siti opportuni i mulini per schiacciar le coccole, ed accordando ai posseditori degli oli veti alcuni speciali privilegi. Nondimeno io penso, che molto eziandio si debba, nella propagazione di tale
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