Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
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STORIA 01 SARDEGNA.
nella nomina ai boneficii ecclesiastici. Per lo stesso motivo lo città di Sassari ed Alghero, quantunque divise da poca terra, si accesero a mutue competenze ; ed intalentate a nuocersi scambievolmente, serbarono per lunga pezza la ruggine di una malintesa e tal Hata ridevole discordia. Per egual cagione il dipartimento della Gallura,che la natura aggregò al Capo di Lqgodoro, Tu, per lo sospetto delle caldo inimistà fra i popoli di quei due antichi giudicali, considerato nei rispetti politici come una porzione della provincia meridionale dell'isola. Il governo spa-gnuolo, in luogo d'intromettersi a moderare quei malconcepiti rancori, diede novello fomite alle rivalità, profondendo a larga mano a benefìzio di ciascuna città le leggi privilegiate. Con la qual cosa mantenne negli animi la divisione per la varia norma dei diritti, e la gelosia per la diversa misura delle grazie.Onde giunse a far si, che la Sardegna avesse meglio l'aspetto d'un corpo politico per lo concentrarsi di tutti i sentimenti nella devozione verso la signoria comune, che per lo affratellarsi di tutti i Sardi nella carità della patria.
Mi tocca ora di por termine a questo libro del governo aragonese e castigliano, narrando per sommi capi le vicende della guerra appellata di Successione. Questa guerra, nella quale la monarchia spagnuola fu per si lungo tempo e con si varia fortuna contrastata fra il principe Carlo d'Austria, salito dappoi all'impero germanico col nome di Carlo VI, ed il duca d'Angiò pronipote di Luigi XIV [1700], erede scritto dall'ultimo re spa-gnuolo della casa austriaca Carlo II, tenne lunga pezza conturbati ed incerti i destini ancora del regno di Sardegna. Non è già che la Sardegna non abbia tosto riconosciuto per suo sovrano il duca di Angiò, il quale avea preso il nome di Filippo V; che anzi aveano i Sardi nella loro devozione verso il novello monarca emulato i popoli della Castiglia [1704]; i quali, mal paghi del melanconico e lungo regno di un principe infermo, Bacco e chiuso mai sempre nei penetrali della sua reggia, aveano salutato con acclamazioni di viva gioia l'arrivo di un sovrano pieno di giovinezza e di vigore, bello della persona, sulla cui fronte riflettevasi lo splendore delle geste del grande suo avo. Ma la rivalità di alcuni grandi, gelosi dei favori conceduti da Filippo al marchese di Laconi, innalzato allora alla
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