Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
122 storia di sardegna. [1774-1775]Il Bogino annunziava egli stesso al viceré conte di Rob-bione questa mutazione: e schietto fino all'ultimo atto, né dava lodi al passato, né speranze all' avvenire. Non cosi il viceré. Attinto da lui che non eravi impegno di altre novità nell'amministrazione del regno, e che la massima di governo più accetta in quei giorni si era di tenersi in Sardegna a quella condizione di cose già compiute che prudentemente chiamasi conservare, ed è talvolta un trarsi indietro, non teneasi egli dal romperò nei suoi spacci in alcune espressioni di giubilo, quasi a slogamento di antico e mal compresso desiderio. Né ponea mente che tal desiderio, se sincero, lo chiariva blanditore nel tempo trascorso, o rendealo tale d'indi in poi se studiato. Ma il blandimento era veramente quell' antico; perchè, non pago al rallegrarsi, abusava anche il viceré di qualche arguzia di motti per discreditare le cose fatte e l'impegno preso sopra di esse, e per lasciar intendere d' essersi dato più del contraccambio, ed operato oltre a ciò che richiedevano gl'interessi maggiori della corona. Parole improvvide ed avventate che non doveano lasciarsi senza mentita, e che l'ebbero con ispiegazione fatta dal novello ministro; il quale significavagli essere il re veramente poco inchinevole alle innovazioni, ma non perciò avverso da quelle che promettessero un accrescimento di ben pubblico, senza ambiguità di discussione e senza lungo intervallo di tempo. Benché l'esclusione della benefica maturazione del tempo nei provvedimenti di stato fosse anch'essa una sbadataggine ministeriale, che distruggeva quasi il valore della fatta ammonizione. Ma il conte di Robbione non ebbe luogo a mettersi in fatto in contraddizione con le opere sue degli anni passati, perchè prima del finire di quell'anno eragli dato lo scambio dal conte Ferrerò della Marmora.
Io era usato a comprendere in largo periodo di narrazione il governo di ciascun viceré piemontese negli anni di quel glorioso regno di Carlo Emmanuele. Ma ai successori non toccò di lasciare materiali copiosi di storia, infino al tempo in cui cominciò a romoreggiare in Italia e in Sardegna la guerra francese. In quel repentino raffreddamento di zelo per l'amministrazione sarda, l'attenzione anche dei migliori dovea ridursi per lo più a quel governo quasi casalingo, che passa senza trac-
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