Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
[1779-1780] parte seconda. — libro primo. 129
disposizione, ogni più preziosa suppellettile delle chiese per venire in aiuto della miseria comune.
Il Lascaris nel provvedere a questa delicata faccenda dell'annona, non potè però schivare i sarcasmi della malevolenza. Si mormorava altamente di alcune incette fatte per sua commissione da trafficanti intesi a turpe lucro; e soprattutto di un carico di frumento affricano già viziato e tonchioso, che vollesi far consumare dal pubblico ad alto prezzo, quantunque non fossevi più scarsezza di derrata. Si giunse perfino a divolgare manoscritta una commedia in versi martelliani col nome supposto dell'abate Camillo Bonzi cagliaritano, col titolo: La gara nella giunta reale, ossia lo scoprimento dei ladri civili. In questa erano interlocutori lo stesso viceré e i primari ministri del loogo, i quali facendovi assai ridevole comparsa erano condotti a svelarsi l'un l'altro molte private e pubbliche magagne, raccontate con versi ben torniti e ben saleggiati. Vi sì parlava con festività della triste mulenda toccata adalcune panattare per aver fabbricalo pane con farina diversa da quell'affricana; e dell'essere stato condotto anch'egli in arresto il somarello macinatore di quelfrumentovietato. E come le satire sono anch'esse monumenti storici per chi sa separare i fatti dalle condizioni esagerate e dai giudizi biliosi, io ne tengo qui conto per ammettere in negozi di tal fatta la possibilità e la probabilità ancora di abusi imputabili ai ministri inferiori di quelle operazioni. La storia cosi ricerca il male dove può esser credibile: la satira lo incastra dove può esser appariscente.
[4*780]. Rinfrancavasi però il viceré al vedere che nei mesi più pericolosi la carestia non désse alcun pretesto a turbare la quiete. Se non che, allora quando l'aspetto della vegnente annata, oramai guarentita per abbondante, dovea vieppiù confermare la pubblica tranquillità, questa fu gravemente conturbata in Sassari.
Era colà governatore il marchese Alli di Maccarani. Avea egli voce d'uomo gretto ed ingordo senza modo del denaio,del quale non isdegnava ricevere frutto dalla mano dei trecconi e dei pizzicheruoli,facendocompagniacon essi in quella umiltà di traffichi. Sopra ciò mal pagatore, asprodimaniereedi superba parola. L'odio perciò mostratogli negli anni cheli era cresciuto a dif-
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