Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
172 STORIA DI SARDEGNA. [4*793]Nuove di tal fatta si spargono rapidamente ancbé senza aiuto di spacci ministeriali: onde era già in tutti molta ansietà per quel triste incominciamento di ostilità, e gran sospetto ancora di avvenimenti più calamitosi. 11 solo viceré non ebbe a conturbarsi, o non volle parere conturbato. Di un fatto che avea sonato in tutta Europa ei fece un arcano di gabinetto, tenendone segreto colloquio col generale dalle armi, barone de la Fle-chère, col reggente Sautier, e col segretario Valsecchi. Gli si era ordinato di render diffidati i negozianti acciò non s'avventurassero in spedizioni nei porti occupati dal nimico : pure ei tenne il segreto anche co' negozianti, non si curando che dagli ignari o dubbiosi fosse accusato d'inganno, e che dagli avvisati fosse deriso l'inutile suo riguardo. Anzi ei diè loro l'esempio di confidenza, lasciando che salpasse!» per Nizza due legni carichi di sale per conto del regio tesoro, destinati a sicura preda ; e imponendo al governatore d'Alghero cavaliere di San-digliano, che lasciasse libero il viaggio ad uno di quei legni, il quale in quella condizione di cose oramai notoria era stato da lui trattenuto in quel porto.
Una cosa sola intendevasi in questo contegno del viceré da chi gli si accostava dappresso, ed era eh' ei trovavasi vivamente fastidiato da quei timori di guerra, impensierito com' era allora degli apprestamenti delle feste eh' era per dare nel suo palazzo, e alle quali sopraggiungea più importuna che impensata quella triste vigilia. Parlar di guerra e rimandar perciò il festeggio, era una contrarietà; parlarne e festeggiare, una contraddizione: il segreto non era del tutto un pensiero di stato; era anche un espediente da convito.
Ma così non pensavano i maestrati maggiori del luogo. 11 reggente avea stretto il viceré di non indugiar punto a comunicare quelle nuove con gli Stamenti, col magistrato e con la nobiltà del paese, acciò il paese s'accendesse prestamente a pensieri di difesa : ma il viceré facea cuor duro. Tentossi allora altro modo. Il viceré era signoreggiato da jin, fratel suo, chiamato il cavaliere Giacomo Balbiano, il quale, col colore di tenergli compagnia, facea ogni negozio in casa e fuori. Ambidue erano dominati da un Gamba mastro di casa del viceré, rendu-tosi prima conveniente, poscia necessario e finalmente padroneDigitized by
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