Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
[1794] PARTE SECONDA. — LIBRO SECONDO. 449
ai suoi padroni. Il cavaliere tentato dal reggente non si lasciò smuovere dal proposito. Rispondeva anzi parole incredibili: bisognare che i Sardi sentissero la loro debolezza, non esser pru-dente l'andar del governo verso di essi: vengano eglino a chiederci soccorso nella loro fiacchezza, e li seconderemo. Forse egli non pensava che il governo avea da protegger egli il popolo: ma come non pensare'che il governo avea ancora a proteggere se stesso? Il mastro di casa fu più saggio. Sobbillato da un aiutante della segreteria di Stato, che il Valsecchi avea-gli cacciato addosso, ammansi egli l'animo del viceré, ed ottenne che quei fatti dell' invasione delle province piemontesi, già notorii, diventassero anche pubblici.
La forza armata regolare che stanziava allora nel regno, era grandemente al disotto del bisogno. Eravi in Cagliari un battaglione del reggimento di Piemonte, comandato dal cavaliere di Pamparato, già scemato dei cacciatori ricondotti poco prima in patria; un reggimento svizzero chiamato col nome del suo colonnello Schmid, di recente leva, e cui mancavano ancora molti uffiziali e soldati rimasi in Piemonte ; due compagnie di dragoni, ed una centuria di soldati, detti leggieri, destinata alla custodia dei forzati. La fortezza d'Alghero era guardata da due compagnie del reggimento svizzero di Courten e da un piccol corpo franco di disertori graziati. Altre due compagnie di Courten ed una di dragoni erano in Sassari. Menomate anche ambe queste guarnigioni dai drappelli cbe trova-vansi distaccati a presidio di Castelsardo, dell'isola della Maddalena e di alcune grosse ville di quelle province. In questa povertà di truppe assoldate, unico riparo era quello di ordinare a difesa e a disciplina guerresca le milizie nazionali del regno, quelle che le tante volte eransi cimentate vittoriosamente con gli assalitori delle loro terre. Ed a ciò indirizzavansi specialmente le sollecitudini dei magnati e dei primari ministri, tosto-chè il viceré si lasciò piegare a parlar di guerra. Erasi eziandio piegato a studiare anzi tutto questo espediente, ed a farne argomento di speciale colloquio col reggente, col generale e col segretario nel giorno 4 5 di ottobre. Ma ginnto questo giorno, ei non volle udirne più a parlare, e le milizie restarono per allora senza ordinamento.
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