Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
1 40 STORIA DI SARDEGNA. [1789-1792]Intanto ei rispondeva al ministro con termini generali {i soli che potessero accomodarsi a quella politica accidia): che le disposizioni di difesa erano date; nulla essersi trasandato di quanto potea giovare alla pubblica sicurezza; aver dato avviso del pericolo ai governatori e comandanti, ed all'armatetta leggiera che stanziava nelle acque della Maddalena. Esser però da deplorare che il reggimento Schmid fosse incompiuto, che nel battaglione di Piemonte spesseggiassero le reclute, e che i dragoni fossero sperperati per l'isola. Queste, e non altre, furono le parole ch'egli indirizzava al ministro; il quale, com'è da credere, gli replicava con espressioni più precise, maravigliandosi di quella tiepida risposta; e vieppiù ancora di quell'avventurosa spedizione di sale da lui fatta, la quale dovea riuscire a provvigione del nemico. (Già era riuscito a ciò un carico di frumento, che per conto delle finanze del Piemonte avea pure il viceré inviato imprudentemente a Nizza poco prima.) Vedesse adunque se fosse venuto il caso di un armamento generale de-gl'isolani: e facesse studio in ogni tristo evento di preservare da mani nemiche le scritture dell'archivio e i denari del tesoro. Intanto come in Marsiglia erasi fatto abbassare a terra lo stemma di quel console sardo, si facesse tosto partire da Cagliari il console francese Guis, la presenza del quale non avrebbe dovuto il viceré tollerare così a lungo.
Questa tolleranza era stata da lui discolpata coli' ordine dato dal ministro della marina francese al console di non discontinuare, a malgrado dell'apprestata spedizione navale, di comportarsi pacificamente col governo di Cagliari. E non vedeva cbe in quel consiglio, menzognero od accorto che si fosse, na-scondeasi sempre il partito di tenere colà un esploratore accreditato. Egli chiamava anche prudenza l'aver lasciato poco dappoi discendere da un legno francese i passeggeri tutti imbarcativi, e ciò al cospetto del popolo che già agitavasi al veder tanta larghezza di riguardi: di modo che non era senza rischio quella benignità verso i Francesi, specialmente dacché erasi prima sparsa la voce (giunta perfino agli orecchi del re, ma non chiarita da me vera), che il viceré avesse spedito in maniera clandestina a Livorno alcune delle sue masserizie: onde non potea più comprendersi come non paventasse pel re e pel pae-
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