Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
182 STOBI A DI SARDEGNA. [4793]contribuì a far loro volgere indietro il corso, ma diede opera ancora a raccozzare di nuovo le guardie della torre, e lasciarla cosi inistatodi poter continuare la sua resistenza. In questo soccorso portato dai miliziani alla torre è pur degna di ricordo lodevole l'opera animosa del notaio Giuseppe Soggiu cagliaritano, la quale contribuì grandemente a rincorarne i difensori.
Anche dal lato occidentale della torre, nel luogo detto Spiag-giuola posto fuori del tiro del suo cannone, tentarono dappoi altre scialuppe di fare una discesa; ma. i fanti miliziani cbe colà erano a guardia, aiutati dal marchese di Neonelli accorsovi con una delle sue compagnie, bastarono coi loro moschetti a far mutare pensiero agli assalitori. E può dirsi con espressione generale che nei giorni del cannoneggiamento di quelle spiagge molte buone prove d'animo militare si diedero da quelle milizie, e dai capi loro ; i quali furono, oltre al Neonelli e al Pitzolo già nominati, il visconte di Flamini e il cavaliere Nicolò Griso , assistiti tratto tratto da Vincenzo Sulis aiutante di campo spontaneo e caloroso. Eglino accorrevano or qua or là, come la minaccia era più furibonda o il timore maggiore in qualche parte; ed accorrevano salvando ad ogni istante il capo da quel l'incessante scagliamento di palle nemiche. Se non che questo coraggio della costanza, meno splendente drquello dell'azione, non trae ugualmente a sé l'ammirazione della moltitudine. Onde dirò solo che per la Sardegna fu assai buona ventura quella perseveranza di resistenza, perchè intento dei Francesi si era di occupare tutti quei luoghi, onde formare prontamente coi doe campi di Quarto e di Gliuc la massa per investire per terra la capitale.
Ed a facilitare questo investimento, con distrarre in vari luoghi l'attenzione dei difensori, indirizzavasi certamente la visita fatta alle batterie della piazza da una nave di linea nello stesso giorno 1 i ; e vieppiù l'attacco terribile datole nel seguente giorno 45 da cinque vascelli e da una fregata bombardiera, cbe rinnovarono il fuoco rabbioso del 28 gennaio, lanciando contro alla città qnantl proietti potevano, e per ispazio di tempo assai più lungo. Il fuoco incominciò alle ore sei del mattino, e non era ancora finito alla stess'ora della sera. Le bombe e le granate non furono in copia eguale alle gittalte in quel giorno 28,
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