Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
[1793] PARTE SECONDA.— LIBRO SECONDO. 497
nome suo il possesso dell'Ì9ola il cavaliere Camurati, in mezzo alle dimostrazioni di letizia del popolo accorso, e del nativo ancora: il quale benché addimesticatosi già coi Francesi, non potea obbliare i suoi debiti di gratitudine verso il sovrano. E veramente coloro che aveano potuto per un momento obbliarli, aveano ben donde mostrarsi addolorati in quei giorni, dacché quello scambio di Francesi in Spagnuoli avea fatto sottentrare ad ospiti manierosi e talvolta seducenti una tpano di soldatesche insultanti, spavalde e sfrenate,'le quali per tre giorni si licenziarono ad ogni nefandità. La flotta pei, nel partirsene, lasciava colà a disposizione del Governo sardo ventiquattro cannoni della ¦trincera francese, con cinque grossi mortai di bronzo, quattro obici pure di bronzo, e una quanlità grande di munizioni da guerra e da bocca.
E qui, terminate le vicende dell' invasione francese, dovrei arrestarmi ancor io e volgermi a narrazione diversa. Ma il lettore forse avrà nel suo sé ricercato più volte il perchè dei tanti errori e delle tante avventataggini dei Francesi in un' impresa che ha un aspetto suo particolare, paragonata colle altre fazioni delle armate repubblicane di quel tempo. È conveniente adunque che da me si aggiunga la ragione più manifesta di tali avvenimenti, acciò non si creda che io voglia riferire a gloria dei Sardi anche quegli infortuni dei quali i Francesi furono debitori a se stessi. L'armata francese di terra era malamente composta. Era stata questa formata in prima con duemila uomini di truppe di linea che il Paoli avea consegnato al Truguet in Aiaccio. Quindi, nel sopraggiungere la divisione del La Touche Tréville, accrescevasi di altri quattromila cinquecento soldati della famigerata falange marsigliese, nella quale abbondavano quelli che con infausto nome chiamavansi allora appiccatovi, per la semplice e instantanea loro maniera di procedere nelle accuse da essi tenute per capitali. Questi portavano dappertutto con se stessi il furore e gli eccessi della licenza rivoluzionaria. Fermatisi dapprima in San Fiorenzo in Corsica e quindi in Bastia, aveano spaventato tutti quei popolani con l'immanità loro; e peggio ne sarebbe avvenuto, se Gian Pasquino Giampietri inviato dal Paoli non gli avesse frenati. Aiaccio era stata poi per essi scena novella di maggiori ferocie, e alcuni cheli cittadini vi
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