Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno

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      storia di sardegna.
      delle corti. Ed anche qui toccava ai militari di assumere la parte di persuadenti, discorrendo della necessità di aver consulte da un corpo permanente, in cui i consigli avvenire potessero sempre paragonarsi coi passati; e della sconvenienza di quello sminuzzamento degli affari nelle diverse segreterie, nelle quali se non mancava l'amore, mancava lo studio delle cose sarde, o allo studio non soccorreva l'unità dei propositi.
      Condotto in tal guisa il parlamento intero a consentire in quelle cinque petizioni, prestavasi dai deputati militari e reali il giuramento loro imposto (giacché lo Slamento ecclesiastico ricusò di assoggettarvi i suoi inviati), e consegnavansi le sei lettere credenziali, nelle quali seguendo l'antico stile davasi ai legati degli Stamenti militare e reale il titolo di ambasciatori: titolo che parea ad alcuni ambizioso, ma che si fe prevalere pel rispetto dovuto alle prische costumanze.1 E Io Stamento militare, riconosciuto ch'era d'uopo attendere il successo dell'ambasciata per volgersi ad altre disquisizioni, riducea le sue tornate a più larghi intervalli, ed ai soli negozi della guerra sempre temuta; nel mentre che l'ecclesiastico si scioglieva dall'obbligo di periodica adunanza, riserbandosi di congregarsi ove qualche bisogno il richiedesse.
      Ma quest'ordine ecclesiastico avea dovuto fermarsi dapprima in discussioni animate per altri emergenti. Lo Stamento militare avea dato ai suoi legati mandato ristretto di rassegnare e sostenere le cinque domande, e nulla più. Gli ecclesiastici vo-
      4 Fu varia 1' appellaxione di tali inviati negli antichi parlamenti. Messaggeri ed ambasciatori appellarono i due legati dello stamento militare inviati al re Don Alfonso nel 1448. Procuratore ed ambasciatore intitolossi Don Pietro Jof-fre nel 1542. Sindaci si nominarono i legati delle corti successive, eccettuate quelle del 1545 nelle quali Don Blasco de Alagou ebbe la qualificazione di Ambasciatore (Vedi Dezart dopo il proemio). È cosa notevole che la parola deputato fa vietata in Sardegna dopo la prammatica di Filippo II del 29 settembre 1587, ove ordinava : Nomina huiusmodi deputationis et deputatorum in prafato nostro Sardinia regno amplius dici et itominari prohibemus. Quasi ebe a' avesse egli il presentimento dell' importaoia politica che quel nome era per acquistare nei secoli seguenti. Non però va inteso quel nome di ambasciatori nel senso diplomatico e solenne d'oggi giorno, ma solamente in quello primitivo di portatore d'ambasciata. Cadde in tal errore il Muta glossatore dei capitoli di corte siciliani. Lo Stamento ecclesiastico si volle differenziare anche in ciò dagli altri due : egli intitolò i suoi legati oratori, e le lettere chiamate dagli altri credenziali egli le appellò testimoniali di procura.
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Storia moderna della Sardegna
di Giuseppe Manno
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 466

   

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