Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
238 STORIA DI SARDEGNA. [4793]senza contrasto, ed era l'arcivescovo Melano, uomo venerato ed amato; il quale, non che esser menomamente fastidiato, ebbe in quei giorni più palesi la testimonianze dell' ossequio in cui teneasi il suo carattere sagro e la sua virtù. Eccettua-vansi pure dal rigore dell'arresto le donne.
Nella mattina del 29 giungeva in Cagliari la valigia delle lettere di terraferma ; e i dispacci di corte leggevansi' ad alta voce nella Reale Udienza, presente la turba, che volea tener fermo il piede in quella sede temporanea del Governo. Il ma-. gistrato ne dava quindi comunicazione privata al viceré, al quale mandava pure intatte tutte le lettere particolarmente indiritte a lui. Il viceré corrispondeva a tal atto rinviandole aperte, ma il magistrato ringraziollo e non volle leggerle. Nella stessa mattina radunavasi lo Stamento militare, e facea instanza perchè gli altri due ordini del regno si congregassero anch'essi, onde concorrere a mantenere, in quanto era conceduto, l'ordine pubblico. Solo si volle o si acconsenti che I* arcivescovo di Cagliari, nella cui condizione personale era troppo delicato e duro officio quello di prima voce dello Stamento ecclesiastico, invitasse a supplire alle sue veci il decano della chiesa di Cagliari, l'abate Cadello di San Sperato, quello stesso che fa dappoi cardinale di santa Chiesa.
Intanto, studiandosi i mezzi di pronto imbarco, e scambiata ogni discussione fra la Reale Udienza e gli Stamenti, o per meglio dire fra il popolo che romoreggiava nelle sale del magistrato e queir altro che declamava nell' aula del parlamento, si conveniva, che sarebbero eccettuati da queir imbarco alcuni personaggi, i quali voleansi tenere per ostaggi infino a ehe ritornassenTdal Piemonte i messaggeri sardi colà inviati.1 Deliberavasi pure che al reggente fosse conceduto di ritornare nella sua casa, per farvi la separazione delle scritture del suo officio, e consegnare quindi i sigilli della cancelleria al magistrato. Il reggente facea allora ultimo officio di suddito leale e devoto, ponendo nelle mani del cavaliere Literio Cugia, che gli succedeva, una grave e pondérata instruzione, nella quale,
< Erano il giudice della Reale Udiente cavaliere Capii occhi di Canine, il cavaliere Torino capitano dei dragoni, e il luogotenente Bava, col capitano del genio militare cavaliere Franco.
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