Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
[4794] PARTE SECONDA.-LIBRO TERZO. 241
do ; veniva in aiuto lo stesso Sulis caporione dei caporioni del popolo. Tatto era invano. Le carra erano colà immobili, e le grida Abbasso le robe innalzavansi sempre più violente. E veramente, dopoché l'autorità la più eminente e la più rispettata era stala capovolta in quei giorni, l'impiegare autorità era mezzo screditalo : richiedeasi possanza maggiore, la possanza degli uguali. Francesco Leccis sente nell'animo l'indegnità del tratto, sale sopra una panca, e brandendo in mano il coltellaccio del suo mestiere quale scettro d'araldo, Fermatevi, grida a quei furiosi: quale viltà per voi, quale onta a tutti noi I Non si dirà più che la Sardegna ha bandito gli stranieri per insofferenza di dominio, si dirà che si è sollevata per ingordigia di preda. La nazione volea cacciarli, e voi li spogliate?... Carrettai, andate innanzi !... E i carrettai si moveano, e la folla si bipartiva, e le voci erano chete, e l'onore di quella critica giornata era salvato da un beccaio.
Il viceré era già allora sulla nave veneziana che dovea ricondurlo in Italia, insieme col generale La-Flecbère. Ma dovette fermarsi nel porto, infino a che sulle altre due navi, ragu-sea l'una e l'altra spagnuola, potessero prender luogo gli altri espulsi. Nel giorno 7 di maggio, l'intero convoglio avea fatto vela.
Storia di Sardegna. 21
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