Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
tòt STORIA DI SARDEGNA. [4794]tare fosse stato un trovamento di chi lo volea, se non morto, lontano. E cosi accalorando se stesso al risentimento, accendeva maggiormente i partigiani suoi, i quali in quel momento non si distinguevano dal comune dei sollevati.
Ragionando poscia dei suoi colleghi, non si tenea del mordere il Simon, e tenealo per uomo di fede dubbiosi, già protetto in prima dal Valsecchi e non mai divezzo da quella rischiosa clientela. E in ciò forse ei lasciavasi trarre all' ambizione di parere campione unico delle opinioni del suo Stamento: giacché, se ricercaosi le scritture, non altre'migliori uscirono dalle mani della deputazione che quelle meditate dal Simon; e se le azioni, Pitzolo era vanaglorioso, e per tale indi a poco fu esaltato a sublime officio; e Simon era spregiatore caustico di grandezze e di agi. Anzi intanatosi fin d'allora in Torino (chè tana era veramente la sordida dimora di un uomo, il quale congiungeva, come altra volta ho notato, un ingegno felicissimo e una vasta coltura di studio a un vivere abbietto, sebbene costumato), egli non più ebbe a muoversi da questa nuova sua sede; dove vivendo vita disprezzata e dissimile alla comune, parlando sempre calorosamente della patria da cui credeasi non curato, e spregiando non solo le generosità del Governo e degli amici, ma gli agi stessi delle sue sostanze famigliari, mori or sono pochi anni in aria di pezzente.1
L'ebbrezza del Pitzolo non ebbo a durare lungo tempo. Rivoltosi intorno a sé, vide come il partito di cui era per salir capo trovavasi signoreggiato dalla forza materiale e disensata della plebe. Pitzolo era gentiluomo, era affine di alcuni dei ba-
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1 Quest' uomo era stimatissimo in Torino anche per le sue comulte legali date sempre gratuitamente ai richiedenti. Avea molti amici sardi e piemontesi , ma niuno che valesse a correggerlo della sua ostinazione cinica. E fu fortuna per lui questa costanza degli amici a malgrado delle sue stranezze; perchè senza l'aiuto di essi ei moriva priVo di conforto di assistenti, ostinato qual era a chiudersi solitario nella sua tana, dalla quale, in abito lacero, usciva all'annottare. Spregiò le offerte del Governo, il quale, dopo il 1814, volea confortare la sua vecchiaia con qualche pensione onorevole. L'autore di questa Storia, nelle mani del quale aggiravasi allora l'amministrazione superiore del regno, fu non ringraziato, ma ributtato da lui, allorché, mosso a compassione di quella misera vita, offrigli una pensione di ritirata dall'antico suo officio di vicecensore generale. Ricusò perfino di giovarsi della sua porzione di patrimonio paterno.
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