Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
[1794] PARTE SECONDA.— LIBRO QUARTO. J55
iffa solamente di atti ai quali incautamente erasi trascorso nel bollore degli animi. Le quali espressioni io qui riferiamo per segnare il tempo in cui si discese dalle parole intente alle rimesse; non già perchè io possa lodare l'avvenuta mutazione: parendo a me, che l'assioma il più sicuro e l'espediente il più fortunato in politica, sia quello di non mentir mai al vero. Ed avvertasi che già allora erano arrivate a Torino da Livorno le prime lettere del Balbiano, il confronto delle quali cogli spacci della Reale Udienza, fatto nel congresso di alti personaggi consultato sopra quegli affari,1 avea dato a conoscere, che le cagioni e i particolari tutti della sollevazione di Cagliari aveano una gravità maggiore di quella creduta dapprima.
Se con le prime sue parole il novello ministro pose il governo in termini di debole, col primo suo atto gli diè anche taccia d'inconsiderato. Il congresso avea riconosciuto la necessità di provvedere senza indugio alle cariche primarie del regno, rimase vacanti con l'allontanamento degli officiali stranieri, e segnatamente alla reggenza della reale cancelleria ed all'intendenza generale delle finanze; come avea pure riconosciuto la convenienza d'investirne per allora personaggi nativi del paese : ma avea suggerito ad un tempo che a tale scelta si procedesse, con ordinare dapprima alla Reale Udienza la formazione della terna dei soggetti più benemeriti. Queste terne doveano tanto meno porsi da banda, in quanto che nella risposta ministeriale alle cinque domande, dove erasi parlato della preferenza da accordarsi ai nazionali negl'impieghi per lo innanzi riserbali, erasi fatta di esse chiara menzione. Era la prima prova che faceasi di quella risposta; pure non vi _si pose mente.
Alla reggenza della cancelleria destinavasi don Gavino Cocco, "anziano dei magistrati del regno, e già dapprima innalzato alla carica superiore di reggente di toga nel supremo consiglio del regno in Torino, dove per varie cagioni avea sempre indugiato di trasferirsi. Non eravi chi lo pareggiasse per addottrinamento legale e per conoscenza minuta delle cose dell' isola ; per la qual cosa, di lui più che di qualunque altro
* Lo steiso'di cui li parli a pag. 221.
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