Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
[<794] PASTE SECONDA.—LIBRO QUARTO. 257
tatto il suo studio sia stato rivolto, da un canto a non cimentarsi a pericolosi dissentimenti coi disputatori maneschi di quei tempi, e dall' altro a non discreditarsi col ministero di Torino; al qual uopo veniagli egregiamente in acconcio che l'opinione sua , anche ostile al ministero, dovesse confondersi nell'ostilità collettiva del magistrato.
In Torino si credeva scelta migliore quella del Pitzolo. Eravi giunta nuova del contegno tenuto da lui in Cagliari dopo il suo ritorno. Diceasi congiunta in lui l'importanza politica all' abbandono delle opinioni più sfrenate. Potea diventare ad un tempo l'uomo utile al governo, e l'uomo accetto al paese. Chi meglio di lui conterrebbe gli Stamenti? Chi opporrebbe ai popoleschi più salda resistenza? Già piegatosi per proprio convincimento, ei piegherebbesi maggiormente beneficato dal Governo. A giudicarne più sanamente, sarebbonsi dovute mettere in conto le sue filippiche nel ritorno e la lettera scritta da Torino, in cui davasi il consiglio dello scom-raiato dei Piemontesi. Sarebbesi anche dovuto considerare, che gli uomini di tempera ardente sono fatti a condurre, non a sedare la moltitudine, e che l'ardenza era in lui alimentata da fierezza e da brama di possanza ; e perciò potea avvenire che la fierezza gli menomasse il partito , e quella brama soddisfatta glielo facesse obbliare; od almeno che di tal obblio fosse accagionato più facilmente dai suoi nimici. A tali contingenze non si pose allora mente, e Pitzolo fu intendente generale delle finanze.
Restavano, fra le cariche primarie, le due che in quei tempi erano di tutte le più importanti per la conservazione dell' ordine : quella di generale delle armi, alla quale era annessa la qualità di governatore di Cagliari ; e il governo della città e delle province di Sassari. Quest' ultima carica fu conferita al cavaliere Santuccio, antico e probo militare, ma di poca levatura. La scelta del generale delle armi si fe cadere sul marchese Paliaccio della Planargia, vecchio e onorato officiale, già altra volta provveduto di queir officio, e il quale, dopo aver comandato la città di Nizza, occupata allora dai Francesi, era rimasoin Torino colla dignità di gran mastro d'artiglieria del regno. Era uomo proprio al tempo, fermo,
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