Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
266 STORIA DI SARDEGNA. [4794]gradita, perchè già infin d'allora egli nutriva grande fiducia di rappaciare il regno, e di far prevalere nel suo governo, com' egli stesso spiegavasi, la fermezza del comando e la dolcezza delle maniere.
Anzi egli aVea fin da quel tempo formato il diviso del sno governo, già incominciato in Torino coi consigli del Sisternes. Proponeasi fra le altre cose di consultare sempre il reggente nell' esame delle suppliche che gli verrebbero presentate, diradicando così una delle nocive pratiche degli ultimi governi, per le quali era cresciuta a tanta altezza e venuta in odio la possanza illimitata dei segretari di Stalo. Sia anche abolito, dicea egli, qnesto titolo troppo sonante di segretario di Stato; basta quello di segretario del viceré. Collo stesso reggente poi apriva amichevole e urbanissimo carteggio, rispondendo all'invito fattogli di recarsi sollecitamente nel regno. La scienza, l'integrità, lo zelo, la religione del Cocco vi erano esaltate con le parole più onorevoli. Felice lui viceré, cui toccava un consigliere cosi valente. Felice anche di più, se potesse col consiglio di lui pervenire a tanto, che i viceré futuri fossero posti nella condizione di operare dal loro canto il solo bene, renduti incapaci di fare il contrario. Dell'esultazione sua per quei regii biglietti testé riferiti parlava quindi con espressioni di entusiasmo: esserne stalo commosso fino alle lagrime: aver pur sempre pensato e detto che al nobile carattere della nazione sarda convenivano solamente i trattamenti di quella fatta. Parlava infine del desiderio suo vivo di passare quanto prima nell'isola; e se un viaggio marittimo non richiedesse più lunghi apprestamenti, egli sarebbesi già posto in viaggio. Le slesse amorevoli espressioni egli impiegava nello scrivere agli Stamenti. Ed erano sincere certamente queste espressioni; ma era nella natura di quest'uomo, callido e considerato quant' altro mai, di adoperare parole di ugual suono, sia ch'ei le sentisse, sia che le volesse.
Era egli allora ansiosamente aspettato in Cagliari, non solamente da coloro i quali speravano che sarebbe per consolidarvi l'ordine e la quiete, bisogno primiero dei cittadini, ma dai partigiani stessi della sollevazione ; i quali avevano già atr-tinto che, diffidente del marchese della Planargia, e inclinato
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