Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno

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      [1798] PARTE SECONDA.-LIBRO QUARTO. 281
      regio per la congrega delle Corti. In luogo di quell'ordine giun-geavi inopinato l'annunzio, che il re, distratto in altri pensieri per le vicende della guerra italiana e francese, non avea potuto por mente a quel negozio. Ciò scriveasi al viceré in guisa ostensiva. Con ispaccio segreto poi rendealo avvisato il ministro che la ragione vera di quella sospensione si era la notizia pervenuta al re, che, nelle proposte di pace allora pendenti fra la 1 epubblica francese e il re cattolico, la Francia avea posto per preliminare, che le condizioni offerte in Ispagna dovessero trattarsi non col re, ma con le Corti di quel regno. La qual cosa si trarrebbe forse ad esempio per intromettere anche il jiarlamento sardo nelle trattative di pace in cui potrebbe .talvolta trovarsi impegnata la corte di Torino. La prudenza politica suggeriva pertanto che in questo stato di cose si restasse in aspettazione, e non si precipitasse alcuna grave deliberazione.
      Indi a poco altro mutamento sustanziale accadeva nel maneggio dei pubblici affari del regno, perchè innalzato il conte Avogadro alla reggenza della grande cancelleria, sotten-travagli nella direzione superiore delle cose sardeil conte Galli della Loggia, presidente nel senato di Piemonte, e già dapprima addottrinato nei pubblici negozi del paese, allorché esercitava la carica di consigliere nel supremo consiglio di Sardegna.
      Questo novello ministro avea in primo luogo a far prova di sé nella quistione delicata delle Corti, che il suo antecessore avea lasciato in sospeso. Meditando sopra di essa, si condusse ad opinare che la promessa fattane fosse stata imprudente, e che il recarla ad effetto sarebbe in quei tempi consiglio arrischiato. Nel rapporto rassegnatone al re egli considerava, rivolgersi le lagnanze più frequenti dei regnicoli contro agli aggravi fendali. Come dunque, dicea egli, potrà sperarsi di acquetare nel parlamento le passioni e le querele popolari, se i vassalli baronali, quelli che levano più in alto la voce, non saranno in esso in guisa veruna»rappresentati? Anzi, ben lungi dal concedersi ad essi voce alcuna in quell'assemblea, non si lascerà neppur loro la speranza che per opera delle Corti sia per iscemarsi qualche aggravio di quella natura ; giacché quei privilegi dei quali chiedevasi dagli Stamenti la generica confermazione, quelli che anche ignoti o disusati voglionsi rinverdire,
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Storia moderna della Sardegna
di Giuseppe Manno
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 466

   

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