Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
292 STORIA DI SARDEGNA. [4794]sente a quella curiosa conversazione, avea ben cercato di risvegliare quegli oratori smemorati, dicendo loro esser ben eglino avvezzi a vedere in due diversi aspetti quel bisogno di pubblica sicurezza di cui parlavano, perchè la voleano per le loro persone ; ma se chi loro atteneva si faceva a turbarla, erano i primieri a riscaldarsi pel suo salvamento. E chi sa dove volea egli condurli con questo suo attraversarsi al pensiero loro del pane grosso? Ma il buon senso di quella gente guastògliil disegno, perchè fuvvi chi ricacciògli indietro quell'accusa con parole quanto opportune altrettanto vere. È dover nostro di natura, gli fu risposto, il favoreggiare i congiunti; pensi il Governo al dover suo di punirli. Cosi avea termine quel tentativo.
Il viceré però, impegnato già a secondare la consulta dopoché aveala provocata, non esitava a sospendere quelle patenti; e nello scriverne alla Corte colorava fortemente il malcontento popolare e i pericoli fra i quali si vivea, acciò la pieghevolezza sua paresse ragionevole. Avea assicurato gli Stamenti, egli scriveva, che il re provvederebbe alle loro querele, il re, il quale volea osservate le leggi del paese, e quella fra le altre diventata tanto popolare delle terne. Pregava perciò egli il conte Galli volesse ponderare quelle difficoltà e gli avvenimenti disastrosi che potrebbero conseguitarne ; pensasse al bisogno di render soddisfatta l'universale aspettazione. Nella condizione a cui erano ridotte le cose, posto egli già in sul termine d'incorrere nella diffidenza del popolo, circondato da regii ministri di contegno ruvido e borioso (accennava al La Planargia e al Pitzolo), i quali, quantunque nazionali, non sapeano o non voleano farsi amare, egli diceasi oramai inutile al servizio del re, al quale punto non gioverebbe facendo al dover suo l'abbandono della fiacca sua sanità, facendolo ancora della sua vita. Pure confidava ancora in Dio e nell'indole dei Sardi, riconosciuta daini per arrendevole alle buone ragioni. In tal guisa egli disirapac-ciavasi da quel grave negozio, e lasciava a chi dovea calerne lo scernere, s'era possibile, in questo tramestio di parole quello eh' egli volea principalmente si credesse di lui.
Da quel punto, prevedendosi anche la contingenza del venir negata in Torino la chiesta sospensione, cominciò la congiura ad invelenirsi ; e lo sterminio dei due principali sostenitori di
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