Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
308 STORIA DI SARDEGNA. [4794]perdonando ai suoi uccisori. Velossi egli stesso gli occhi, e ab-bandonossi nelle mani dei suoi sicari ; i quali precipitatolo nella scala della torre, e trattegli mentre giaceva alcune archibugia-te, strascinarono il suo corpo nella piazza accanto a quello del Pitzolo.
Al primo annunzio del tumulto, il generale erasi avviato al palazzo viceregio: ma udite dappresso le strida dei sollevati, e trovandosi solo, stimò prudenza il ritrarsi nelle stanze dell'avvocato Pasella 1 amico suo, il quale diedegli accoglimento ed asilo. Non trovatolo in casa, aveano essi studiato indarno a rintracciare il luogo dove avesse riparato, allorché nel far ricerca del cavaliere Agostino Carta suo aderente, che sospettavano potesse esser rifugiato in quella casa del Pasella, e rovistandovi ogni nascondiglio, s'abbatterono nel marchese della Planargia. Strettolo in mezzo a loro, e fattone segno a contumelia ed a scherni, annunziarongli crudamente la morte del Pitzolo e del Meloni da lui ignorata, e si tenesse pur apprestato ad ugual sorte. Conducevanlo quindi alla sala del viceré, dove quel venerando vegliardo, abbattuto dal travaglio datogli, sedette pochi istanti in faccia a lui. Furono poche le parole fra di essi,e il Vivalda rizzatosi lo accomiatò con faccia di uomo indifferente. Ma i battiti del suo cuore non dovevano certamente essere in quel punto d'uomo indifferente. Egli vedeva umiliato al suo cospetto l'uffiziale maggiore del re; vedea oltraggiata la pua canizie, minacciata la sua- vita: era stato contrariato da lui nei negozi del governo, e questa ragione nelle anime di alto sentire è sempre incitamento a prender vivamente la protezione dell'avversario cadnto; erano state poche e d'uomo costernato le parole del generale, ma lo sguardo d'un infelice, d'un vecchio, d'un uomo che cade vittima del dover suo, è sguardo penetrativo ed eloquente. Quel rizzarsi adunque del viceré, e l'abbandonare eh' ei fece il generale in balia dei suoi sicari, fu alto che parea ferocia e vendetta, e non fu forse che timor panico e debolezza. Ma agli uomini pubblici, e a quelli specialmente che seggono in cima agli altri, non è perdonata dalla pubblica opinione tale fiaccbez-
' Onorata e dotta persona, il quale fu dappoi giudice della Reale Udienti.
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