Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno

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      322 STORIA DI SARDEGNA. [1195]era stata usata a misura di licenza. E ciò nocque alla dignità di quelle tante rispettabili persone, che soscritte a quel documento politico non eransi brigate di riconoscere se rispondea il detto al provato. Ma fu soprattutto argomento di poca accortezza T aver dato pubblicità in quella maniera alle migliori dimostrazioni delle prove opposte : giacché, a parte i sarcasmi o gli epigrammi o le derisioni, come vogliano appellarsi, che poteano essere, se non concedute, tollerate almeno in famigliari carteggi , i documenti migliori prodotti poteano servire a convincere tutti i leggitori, che i due accusati voleano rispettata T abolizione dei fatti del 28 aprile ; voleano la concessione di molte delle domande degli Stamenti, e fra le altre, almeno per a tempo, quella del privilegio così ambito degli impieghi; e che l'intento loro era solo di combattere vantaggiosamente con chi avesse assalito il Governo, non mai di attaccare veruno. Forse eravi stato un po'd'avventataggine in quella Memoria del 4 luglio, minacciando arresti con generalità di espressioni: ma era, tutto al più^ proposizione imprudente, e gli Stamenti voleano chiarita con tal memoria una macchinazione sanguinaria da lungo tempo apprestata.1
      4 Vegga» la carta n° 4, nella quale il Pitxolo, benché mal pago delle mene dell'Angioi e dello spirito torbido di molti suoi partigiani, finisce per conchio-dere che Vacqua salutare pel popolo, sarà l'abolizione del 28 aprile , e la concessione di tutti gl'impieghi pei Sardi. Nella carta n° 5, il generale suggerisce ai ministri in Torino la celebrazione delle Corti alla pace, la confermazione dei privilegi non contrari al ben pubblico, la collazione intanto degli impieghi ai soli regnicoli. Si tenne gran conto nel Ragionamento degli Stamenti della carta u°22 scritta di pugno del Pitzolo, intitolata Capi dell' emozione : ma se quella nota si fosse confrontata con la Memoria n°8, sarebbesi veduto che nel parlar di emozione non tanto si accennava alla passata, come a quella che si potea sempre tenere per maturantesi: o che. per lo peggio, erasi presa quella nota come d'uomini da guardarsene (e sarebbe stata dabbenaggine in un governatore il non farloj, non giada esterminare a colpi di cannone. Scrivea infatti il generale in quella memoria, che in quanto alle oppressioni che si supponeano ed ai sospetti or contro agli ani, or contro agli altri, ricadendo sempre questi sopra.gli stessi oggetti, si riservava di prendere le dovute cognizioni, « non per agire contro di essi, dal momento che S.M. » ha voluto, per tratto di sovrana grazia, dimenticare il passato, ma per'preve-» nire nuovi disordini. » Queste ed altre simili dichiarazioni mostrano che il generale voleva andare in traccia degli autori o fomentatori di qualunque nuovo disordine, onde armarsi contro a chi lo tentasse, sino a che, com' egli spiegavasi nella carta n° 7 , « Cagliari rivenisse dall'attuale frenesia- » Il congresso di alti personaggi che die consulta al re in Torino sopra quelle carte, ebbe perciò ra-
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Storia moderna della Sardegna
di Giuseppe Manno
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 466

   

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