Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
[1795] PARTE SECONDA.-4.IBRO QUINTO. -J27
alcano di quella inconsiderata dimanda, o rivocasse qualunque disposizione cbe per essa fosse stato condotto a prendere.
Al governatore poi diede rabbuffo tale, da non obbliarlo. Qualificata l'avventataggine sua per iscandalosa e criminale, cotnandògli facesse tosto arrestare e condurre prigioniero in Castelsardo l'assessore .Flores, sequestrandogli tutte le sue carte. Negli affari poi di governo, dovesse in luogo di lai consultare d'allora in poi il giudice Don Antonio Fois, il quale esercitava in Sassari l'officio di vice intendente generale delle finanze. Vero è che, prima di gittargli quella rampogna, avea egli latto scrìvere dal segretario di stato Fancello una lettera di ammonizione più melata; ma gli Stamenti, che tutto voleano vedere, videro anche quella bozza, e la penna più caustica del Pintor v' intercalò alcune sue frasi di buona stregghiatura. Fa però il Pintor che condusse gli Stamenti a contentarsi di quella riprensione, e dell'arresto del Flores; il Musso, lanciate contro al Santucclo le più sconce parole, volealo reo di crimenlese.
Flores fu arrestato: ma agevolatigli dai suoi amici nella traduzione a Castelsardo i mezzi di fuga, egli prese pronto imbarco e riparò a Torino. Ai Sassaresi però bastò quell' arresto, perchè Scoppiassero i mali umori sì lunga pezza rattenuti. Presentaronsi al governatore i più notabili del paese, dicendogli che quell' arresto parea foriero di altri atti arbitrari ; promettesse pertanto di non deferire ad ordini siffatti, se volea che la tranquillità del paese non fosse conturbata. Il governatore, cui sonavano ancora nel ouore le parole rampognose del Viceré, non avea il coraggio di quella disobbedienza. I cittadini adunque presero sopra di sè di uscire arditamente di quegli impacci. Congregavasi come un simulacro di Stamenti dall' arcivescovo Costa della Torre col suo clero, dal duca dell' Asinara coi gentiluomini del paese, dal consiglio civico con parecchi cittadini, per deliberare sul partito da prendersi. E deliberarono, si spedisse a Torino un loro messaggio con lungo memoriale, nel quale esponevasi: non saper eglino riconoscere negli aitimi fatti luttuosi avvenuti in Cagliari quell' autorità legittima che agisce in un governo ben ordinalo; molto meno quella alla quale gli avea ausati la dolce e paternale signoria dei Reali di Savoia. Il viceré, avendoli come approvati nelle sue lettere cir-
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