Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
[<795] PARTE SECONDA. — LIBRO QUINTO. 337
lione eravi certamente coazione quotidiana in quelle congreghe assiepate da masnadieri, i quali imponevano agli Stamenti la legge che questi davano poscia al viceré. E pure voloano esser detti fedeli al re. Fedeltà esemplare, in vero, quel profondere in prima monete ad alcuni loro bravi per iscannare i primari ministri del re, e poscia chiamare quella barbara strage sollevazione popolare I Fedeltà il far insorgere i vassalli contro ai signori I (Non potea mettersi in obblio quella scottatura delle ragioni feudali da rivedersi.) Fedeltà il festeggiare solennemente i massacri che costernarono la capitale, e il renderne grazie a Dio come di prospero successo ! Soprabbondavano adunque le buone ragioni, diceano essi, perché le dimande dei Sassaresi, che voleano fare argine a tanto disordine, fossero favorevolmente considerate dal sovrano.
Le domande poi alle quali principalmente era vólto il comune desiderio erano quest'esse: indipendenza, del magistrato della real governazione dalla Reiale Udienza di Cagliari ; un soccorso di forza armala dal continente, che francheggiasse i cittadini di Sassari da qualunque tentativo ostile dei partigiani di Cagliari ; la destinazione di un personaggio, che col titolo di reggente o di presidente od altro analogo alla novità ed importanza del suo officio, fosse dal re investito di autorità corrispondente ai bisogni del tempo. Voleano, insomma, o mettere a basso la capitale, o che fossero in Sardegna due capitali, due viceré, due magistrati superiori.
Complemento in fine di questa guerra rotta alla capitale si era il ritrarre che il Consiglio civico di Sassari facea il suo mandato nello Stamento reale al procuratore della città, il quale aveala infino ad allora rappresentata, non volendo eglino partecipare ulteriormente alle deliberazioni che sarebbero per prender visi.
Con animo ben differente erano stati letti in Cagliari quei biglietti del re. Il viceré aveali tosto comunicati alla Reale Udienza. E questa, dolente, del rimprovero fattole intorno alla libertà delle sue discussioni, cercava con grave e ponderato ragionamento di sincerare il re, che anche nel mezzo dei tumulti erasi conservata indipendente l'autorità sua e quella del Governo. Rifacendo.quindi la storia dei passati mesi, e pronosti-
Storia di Sardegna. 29
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