Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
3h STORTA DI SARDEGNA. [i795,
infino a quando quelle discussioni fossero determinate per arbitri da eleggersi fra un mese. Fin qui era pietà verso i vassalli o tenerezza di giustizia. Ma l'impegno disvelavasi nelle ultime parole, dove era scritto che aspettavano pur eglino buona corrispondenza dai vassalli, i quali vorrebbero così restare uniti alla giusta causa della capitale e del governo di essa, e difenderla e sostenerla contro ai sinistri suggerimenti di quegli ostinati Sassaresi, che sebbene in poco numero, perfidiavano sempre nella loro disobbedienza. Il chiamar pochi i pervicaci accennava ancora a quei baroni turritani, i quali erano stati i primi e i più accalorati discordiatori.
Intanto, se Stamenti, se viceré, se baroni stessi associati contro a baroni metteano la mano in quella piaga antica degli abusi feudali, non è meraviglia che i piagati stridessero eglino stessi, e prorompessero aizzati ad opere violente. Infin da quando eransi inviati in Torino i ringraziamenti dei cittadini di Sassari, eravi giunta una rimostranza del conte di Ittiri, feudatario colà domiciliato, il quale lamentavasi altamente dei danni datigli dai vassalli delle sue terre. Questi, provocati dal sacerdote Murroni parroco di Semestene (di cui si ripeterà il nome in altra parte di questa storia), aveangli sbarrato la casa baronale, e fattovi bottino di tutto il bene trovatovi, e atterrato le mura dei suoi poderi, abbattendovi gli alberi e calpestandovi ogni erba ; e sopra ciò aveano anche cacciato dal suo seggio l'uffiziale di giustizia con tutti i suoi ministri. Il mal esempio andava poi propagandosi maggiormente; ed alcune scritture incendiarie contro ai feudi correano pei comuni di quelle province, ai quali si predicava, negassero ogni pagamento, fino a che per ciascun ramo di rendita producessero i baroni una positiva concessione.
Giungeano queste notizie a Sassari, e quasi per mostrare chi avesse tenuto in mano le prime fila di tutti gli avvenimenti passati, si deliberava tosto che si stampasse dal governatole dal suo magistrato un bando, ossia pregone, il quale condannasse gli autori di quelle scritture sediziose. E siccome in queste erasi lasciato travedere che consentisse nell'emancipazione feudale il Governo di Cagliari, vi si comandava ancora, che qualunque ordino venisse a darsi dal viceré o dalla Reale
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