Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
364 STORTA DI SARDEGNA. [i795,
delizioso pendio di Androliga con tanto codazzo di schiere, trovò colà disposta in ordinanza la cavalleria di Bonorva, fronteggiata da un drappello di dragoni leggieri inviatigli all'incontro da Sassari a dimostrazione di obbedienza. Colà gara di acclamazioni fra i sopraggiunti e gli aspettanti ; e scoppio di archibusi a gara ; e il nome di Angioi, e gli attributi politici di rigeneratore della patria, di restitutore delle franchigie, di magistrato tutelare, eccheggianti in quelle balze che niun altro suono aveano renduto per lo innanzi se non di opere rusticane o di rusticana letizia. Murroni poi, abbracciandolo, proclama-vaio con parole magnifiche, intarsiate di qualche emistichio biblico , coni' è uso degli studiosi in divinità, l'eroe, il ben inviato, il ben venuto, l'uomo elotto colassii a discoprire ogni magagna, a curare ogni oppressura. Lo stesso trattamento eragli usato in Florinas, dove il rettore della parrocchia, Sechi-Bolo-gna, angioino consumato, aveagli apprestato l'ovazione.
Nissuna accoglienza uguagliò quella che gli si fece alla fine in Sassari; dove giungea gloriosamente nel 28 di febbraio. I suoi amici di Cagliari, e specialmente i Simon, ed un Barletti (il quale disvelava infin d' allora ad un fratel suo dimorante in Sassari le ascose mire dell' alternos), aveano incalzato fortemente i partigiani sassaresi a comparirgli innanzi copiosi, schiamazzanti, e con tujti gli ardimenti di partito che vuol parere dominante. Correvangli perciò incontro con numero grande di cavalli ; e allorché entrava in città per la porta di Sant'Antonio, vi gittavano il grido discopritore delle loro speranze ; ed era : Viva Angioi, viva 1' alternos. non più duchi, non più marchesi e baroni ; cadano preti e frati, bando ai traditori, viva la nazione sarda, viva la libertà I—Egli procedeva rompendo e salutando la calca a guisa principesca, e a guisa principesca presentavasi quindi alle porte della chiesa maggiore, dove quei canonici in divisa gli davano a toccare l'aspersorio e il benedicevano e gli cantavano l'inno ambrosiano. Questa esultazione era per alcuni desiderio di miglior sorte, 'per altri speranza di pace, per molti principio di novelle agitazioni. Per tutti era riserbato doloroso disinganno.
Ma prima che mi faccia a descrivere questo vicariato dell' Angioi, io deggio dar compimento alla narrazione di quanto
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