Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
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attendere per quella separata amministrazione delle cose sarde il voto delle Corti; e dall'avvertenza fatta, che la ragione del diretto ricorso al sovrano, dicendosi fondata sopra gli antichi privilegi della Sardegna, trovavasi già compresa nella conferma generale degli stessi privilegi, senza uopo di nuova spiegazione.
L'esultazione dei Sardi al giunger loro la notizia di questi provvedimenti fu massima. Festeggio nelle chiese e nelle pubbliche vie, omaggi popolari alle immagini del re, del principe reale che teneasi per intercessore del diploma, del papa, dell'arcivescovo oratore. Il viceré non festó, perchè uso a parcità: ma fu festato e predicato e levato in gloria in tutte le guise, come l'uomo accorto che avea avvisato le vere convenienze della nazione, e la condizione netta delle cose pubbliche; come J* uomo costante, che attraverso le molte difficoltà suscitategli era riuscito ad arrivare la meta alla quale avea posto la mira. Egli amato, egli obbedito, avea saputo comporre le opposte opinioni, e salvare con la sua prudenza lo Stato pericolante. Le altre nazioni aveano nelle loro politiche convulsioni fatto scorrere il sangue; la Sardegna aveane fatto stillare poche gocce, e per accidente. Cosi parlavano i blanditori del viceré nel loro Giornale di Sardegna,1 raccomandando il nome suo ai posteri. Credevano potesse imporsi alla posterità con figure rettoriche. Noi veggiamo ora ben limpido, quale strazio siasi fatto della verità appellando accidente l'assassinio; quale oltraggio ai principii immutevoli dell'universale ragione, disconoscendo che il sangue di un sol uomo iniquamente sparso, non che condanna di riputazione volgare, è bruttura indelebile di vita eroica.
La verità si è che la nazione vedeva soprattutto in quel diploma il termine delle civili discordie ; e rimesse al lor luogo le politiche podestà, stranamente mescolatesi in questi quattro anni ; e cessato ogni pretesto di agitazioni novelle. Quindi quella vera letizia popolare, non inspirata da programmi, non scenica, non furibonda, non invilita da tentamenti fatti alla cupidigia della poveraglia, quali sogliono essere le letizie comuni imposte ai popoli a celebrazione di grandi avvenimenti; ma letizia
1 Vedi supplemento >1 Giornale di Sardegna, 26 luglio 1796.
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