Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
376 STORIA DI SARDEGNA. " [1796]prerogativa abbandonato perfino nelle mani del servidorame. Ma soprattutto mostrassi il poeta calorosamente inspirato nel descrivere lo scarnovalare giornaliero del suo barone e le delicature della sua marchesana, e nel decorare Io sprecamento futile delle loro rendite, e nel contrapporre a questo quadro di frivolezza e di vizio la vita stentata e misera e travagliata dei vassalli. Era ancora notevole in quel canto l'indegnazione profondamente sentita dal poeta, allorché rammentava il di 38 di aprile dell'anno 4794; ed in fine la vigorosa stretta di ammonimenti con cui egli invitava i vassalli a córre per l'abbassamento del despotismo signorile quella opportunità di tempi. Erano trasporti satireschi, e perciò esagerati ; ma in quella commozione d' animi non fuvvi alcun' altra scrittura che abbia scalfito più al vivo la possanza feudale.
Le speranze però di chi cercava o stìpolava o cantava libertà erano tutte riposte nell'alternos, il quale non solo le approvava, ma era egli stesso autore acciò che si diffondessero. Alcuni dei suoi fidati andavano in giro nelle ville a concitare i vassalli, ad inspirar loro il pensiero di affratellarsi a quella lega antifeudale. Soprastava agli altri per autorità e per ardenza il parroco di Semestene Murroni. Declamava nelle case private, nelle piazze, nella stessa chiesa; dove a qualunque sua diceria parrocchiale innestava la crociata feudale da lui predicata. Per poco il feudalismo nella sua bocca non era eresia, i baroni ministri dello spirito delle tenebre, il pagamento dei dritti feudali peccato, Angioi provvidenza, egli predicatore apostolo. Giurassero, giurassero quell'atto federale: il sangue che spargerebbero per quella causa, sarebbe sparso per santa cagione. E chi ricusava, sarebbe bandito dal regno, e il patrimonio confiscato a profitto della stessa causa, santa ma povera. Andassero tutti a Bonorva nél giorno indicato. Ed i parrocchiani vi andavano, e cosi giurassi l'atto da me sopra riferito. Già in quella contea di Bonorva, della quale si era fatta riconoscere deputato presso all' alternos, avea Murroni plenipotenza di parole e di opere; ed imprigionava e scarcerava a libito; ed inuzzoliva anche qualche volta i popolani a recarsi armata mano a distruggere i proquoi e le greggè del coule. Nobile incominciamento del legale affrancamento dei feudi.
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