Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
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suoi amici; aggiungendo che questi privati avvisi non avrebbero dovuto mai mancargli, acciò che egli ne pigliasse ragione a provvedere a sé ed ai suoi interessi. Ora qual interesse avesse a porre in salvo il marchese Vivalda se compariva nel regno truppa estera, io certamente noi so. Egli era troppo avveduto, perchè con un uomo della tempera di Angioi volesse discoprirsi compromesso o timido; egli che di quella forza dovea giovarsi con ottima fortuna per riprendere fermamente la vacillata sua autorità. Aggiungasi che già allora parea probabile, come ho notato in altro luogo, che il re potesse venire a conclusione di pace con la repubblica francese: onde dovea il viceré non solamente desiderare, ma sperare ancora, che libero da quella grave sollecitudine si volgesse il re a considerare la condizione della Sardegna, e ad impiegare mezzi di vigoroso provvedimento. Ma.questi sono arcani di quelli, per cui il cuore umano, allorché si dispera d'investigarlo, suol dirsi contraddiente. Io dunque non oso affermare che il viceré con quella leggerezza di espressione abbia dato argomento alla storia di tenerlo per sospetto: dico solo ch'egli in tal guisa riusci almeno a rendersi incomprensibile. •
Comunque siasi, le spiegazioni in tal guisa avvicendatesi fra il viceré ed il suo delegato non ismossero punto questo dal suo gagliardo proposito di romper guerra ai baroni. Egli accumulava ogni dì le prove della resistenza dei vassalli, e inviavate al viceré, perchè si sgannasse della speranza di convertirli a più mite consiglio. Il contrariarli sarebbe stato, dicea egli, non che temeraria, folle impresa. Parlava, è vero,sempre di riscatto; ma ho già notato in altro luògo, qual signiGcanza potesse aver tal parola, dichiarata dal principio con uno spoglia-mento. Lo stesso alternos dava la miglior definizione di quel suo riscatto, allorquando, invitato dal viceré ad usare autorità nel proteggere la riscossione almeno di quei diritti fendali che non mai erano stati assoggettati a discussione o tenuti per abusivi, rispondeva che divisamento di riscatto e pagamento di rendite erano materie inconciliabili. Già egli non vi porrebbe mai la mano. Potea esser buono, forse anche utile servitore del re, senza piegarsi a diventare esattore baronale.
Ma è tempo si dica che la libertà feudale era per lui pre-
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